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ROMA - 21-12-2020 -- La riforma fiscale dei frontalieri è alle porte. In estate, in un incontro a Roma, i rappresentanti del governo italiano avevano rassicurato la Svizzera sulla volontà di chiudere la revisione dell’accordo italo-elvetico del 1974 già parafato dalla diplomazia ma mai ratificato dal parlamento. Chiuderemo entro fine anno – avevano detto il premier Giuseppe Conte e il ministro della Confederazione Simonetta Sommaruga. Da fonti sindacali elvetiche filtrano in queste ore anticipazioni sull’intesa che sarebbe in via di definizione.

Dall’entrata in vigore del nuovo trattato, chi inizierà a lavorare oltreconfine per la prima volta –i frontalieri italiani in Ticino sono oltre 60.000– avrà un diverso regime fiscale. Anziché pagare le tasse in Svizzera (e non in Italia) e vedere quella somma stornata da Berna a Roma e da Roma parzialmente ripartita tra i comuni di confine, avrà un doppio binario. Pagherà cioè parte delle tasse in Svizzera e conguaglierà il resto nel proprio Paese. Questo regime non varrà per i “vecchi” frontalieri, coloro che già hanno una posizione aperta oltreconfine, né per quelli che l’apriranno da qui alla validità dell’accordo. Che, va ribadito, non basterà sia firmato da funzionari statali o da diplomatici, ma dovrà passare necessariamente dal parlamento.