DOMODOSSOLA- 24-12-2020-- Ecco gli auguri di Buon Natale di Don Vincenzo Barone a Domodossola
"Carissimi,
stiamo vivendo un Natale diverso da quello degli anni appena passati. Il miglioramento della situazione pandemica ad inizio estate, la relativa ripresa delle attività in autunno, con le scuole aperte in presenza, ci lasciavano sperare bene. Invece la famosa e temuta (dalle autorità) seconda ondata è arrivata, purtroppo in modo pesante, invasivo, toccando molti, colpendo subdolamente nelle case non solo gli anziani, portando altri al ricovero in ospedale; problemi economici e sociali, ecc. Le autorità pubbliche sono state obbligate a imporre restrizioni progressivamente più severe.
Saremo obbligati a vivere un Natale sotto tono?
Questa potrebbe essere una impressione superficiale. Non poter far festa in tanti, esclusi i cenoni aziendali, quelli con parenti e amici, annullati i mercatini, i grandi ritrovi, vacanze sciistiche, con tante restrizioni, niente viaggi all’estero. Anche in chiesa: numeri ridotti, niente o quasi canti. Tutto questo lo chiamiamo “sotto tono”?
Viene da chiedersi: ma che Natale sarà mai con tutte le restrizioni che stiamo subendo? E rischiamo di concludere: ci siamo giocati anche la festa più bella e più sentita di tutto l’anno. Ma a ben ragionare ormai da tanti anni stiamo sempre più perdendo il vero senso del Natale. Abbiamo perso il cuore del Natale che è la nascita di Gesù bambino, salvatore del mondo e ci siamo lasciati prendere da tanti aspetti pur positivi ma di contorno: l’albero di natale, i regali, la vacanza, ecc.
La pandemia in corso incide su tutti questi aspetti accessori e rischia di “toglierci” del tutto il Natale visto che il cuore l’avevamo già dimenticato di nostro.
Ed allora cosa resta? Le possibilità sono due: o perdiamo del tutto il Natale oppure abbiamo la possibilità di recuperarne il senso più profondo che abbiamo lasciato sbiadire alquanto.
La nascita di Gesù bambino è legata alla fede ed alla speranza cristiana. Interpella la fede perché siamo chiamati a riconoscere in quel bimbo il Figlio di Dio, il Messia, il salvatore del mondo. Siamo chiamati ad inginocchiarci in adorazione davanti a Lui. La nascita di Gesù interpella la speranza perché ci chiama ad essere “positivi” sia guardando le prospettive di questa vita e sia guardando le prospettive legate alla vita eterna.
La Verginità di Maria, nel momento del concepimento di Gesù all’Annunciazione è segno della totale gratuità dell’amore divino. Quel Figlio è un puro ed esclusivo dono del Padre all’umanità. Il Salvatore non è prodotto umano. È puro dono di Dio. Perciò garantito. La salvezza non la produciamo noi. Perciò non è incerta! Ma sicura.
Qui sta la vera gioia del Natale di Gesù Cristo. Questa è la luce che illumina non le strade della città o i nostri balconi, ma il nostro cuore.
Celebriamo il Natale con gioia, perché Gesù, il Figlio di Dio, ora è contemporaneo alla storia. Attraverso la sua morte e risurrezione, mondo, storia e umanità hanno a chi agganciarsi per essere salvi.
Celebriamo il Natale per ricordarci della sua presenza ogni giorno, nel nascondimento dei cuori dei credenti, nella Parola santa, nei bisognosi di attenzione, accoglienza e soccorso.
Un Natale strano, sotto tono, sobrio, diverso.
Ma non per questo meno importante e, forse, più vero. Anche attraverso tutto questo il Signore ci parla: vuole essere accolto non nello sfarzo, nelle feste, nelle cene, nei regali, nei viaggi..., ma nel silenzio, nella preghiera, nell’amore reciproco accolto e donato. Non nelle tante, troppe cose esteriori, ma nella semplicità della sua Parola ascoltata e accolta, che si fa vita, si fa Sacramento.
Guardiamo al bambino Gesù che chiede e vuole nascere in ciascuno di noi ed essere il segno dell’amore del Padre. E preghiamolo:
Tu lo sai , Signore: dietro la maschera della nostra indifferenza c’è un cuore che ti cerca e aspetta. Dietro la maschera del nostro orgoglio c’è un volto di uno che ha paura di proclamare la sua fede e la sua speranza. Tu, Signore, sei Colui che smaschera. Tu togli i travestimenti fai apparire la verità nascosta nei nostri cuori.
Augurandoci un buon Natale lasciamoci interpellare da quel bimbo indifeso a riguardo della nostra fede e della nostra speranza.
Allora, con grande affetto, buon Natale a tutti, in modo particolare agli ammalati a chi ha perso una persona cara, ai medici agli infermieri agli operatori sanitari a questa amata città perché rinasca la speranza, trabocchi la carità verso tutti".