VERBANIA - 26-12-2020 -- Condannata in primo grado dal Tribunale di Verbania, assolta dai giudici della Corte d’Appello di Torino, definitivamente ritenuta responsabile dalla Cassazione. A più di nove anni dall’incidente stradale in cui perse la vita un motociclista di 40 anni, s’è chiusa sul piano penale -la definizione di risarcimenti e spese legali è stata demandata al competente giudice civile d’appello- la tragedia avvenuta nella Pasqua del 2011 sulla statale 34, a Ghiffa.
Ercole Gentile, 40enne di Olgiate Comasco, dopo aver trascorso il giorno di festa a pranzo con i parenti, s’era concesso un giro in moto sui laghi. Attorno alle 21 stava procedendo verso Verbania quando, all’altezza dell’uscita della strada privata che conduce al residence La Selva, si trovò di fronte alla Honda Jazz condotta da una donna di 66 anni che, immettendosi sulla litoranea, stava svoltando a sinistra. L’impatto lo fece cadere a terra, provocandogli gravissimi traumi. Non morì sul colpo, ma il decesso sopraggiunse un paio d’ore dopo, in ospedale, nonostante gli sforzi del personale del 118.
Per quell’omicidio colposo (allora non era in vigore la legge sull’omicidio stradale, introdotta nel 2016) la donna fu condannata dal Tribunale di Verbania. Presentò appello e, a Torino, ribaltando la decisione, i giudici ritennero che gli elementi di prova non fossero sufficienti per ritenerla colpevole, soprattutto perché non era da escludere una responsabilità del motociclista, che viaggiava oltre il limite, tra 70 e 90 chilometri orari secondo le perizie.
Gli eredi di Gentile hanno a loro volta impugnato la sentenza e la Cassazione ha dato loro ragione. Tra l’incrocio da cui proveniva e la prima curva a sinistra, c’era sufficiente spazio visivo per rendersi conto del sopraggiungere della moto, ancor più perché era presente uno specchio parabolico.