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VIGEZZO- 03-01-2021--Tra gli effetti della pandemia in atto, c’è anche quello dell’impossibilità di tenere manifestazioni commemorative, a ricordo di fatti ed eventi di particolare significato o comunque incisi nella memoria delle comunità locali.

Eventi anche tragici, come quello occorso 80 anni or sono sulle montagne della Valle Vigezzo, sotto la bocchetta di Sant’Antonio punto di passaggio per raggiungere i Bagni di Craveggia, posti nella testata italiana della valle Onsernone che per la parte rimanente ricade invece sotto la sovranità svizzera.

Proprio ai Bagni di Craveggia operava un piccolo distaccamento della Guardia di Finanza dipendente dalla Brigata di Re, impegnato nelle attività di prevenzione del contrabbando e del controllo dei confini nazioni, specie dopo che anche il Regno d’Italia era entrato nel secondo conflitto mondiale.

Proprio il 4 gennaio 1941 partirono dalla caserma “Onsernone” dei Bagni di Craveggia sei Fiamme gialle, che superando la bocchetta di Sant’Antonio dovevano scendere in Valle Vigezzo, avanzando faticosamente per otto ore nella spessa coltre nevosa che ricopriva la montagna, ma poco sotto il passo una valanga staccatasi dal monte Zicher investì il drappello, travolgendo quattro militari mentre altri due rimasero in superficie e furono i primi ad attivarsi nei soccorsi scavando a mani nude nella neve, poi mentre una delle due guardie sopravvissute, Anselmi, si precipitò a chiedere aiuto, il commilitone Necchi continuò a cercare coloro che erano sepolti, riuscendo però a trarre in salvo solo il finanziere Sollai.

Per gli altri tre militari non ci fu possibilità di salvezza, nonostante le ricerche condotte dai colleghi giunti sul posto insieme a volontari vigezzini e pure dai gendarmi svizzeri saliti da Spruga con i cani da valanga e sonde da ricerca, così i soccorritori ebbero il mesto compito di portare a valle i corpi del  maresciallo capo Gaudenzio Bottini e delle guardie Luigi Coda e Vittorio Toscano.

Il più giovane delle vittime era il finanziere Vittorio Toscano originario di Caltanisetta che aveva 28 anni, mentre era invece sardo di Ilbono in provincia di Nuoro – dove è ricordato sul monumento ai Caduti –  Luigi Coda di 34 anni e prossimo alla promozione ad appuntato, infine il maresciallo capo Gaudenzio Bottini 40enne nativo di Cossogno, comandante della Brigata di Re.

Imponenti furono i funerali svoltisi a Domodossola tre giorni dopo la tragedia, con larga partecipazione di cittadini ed autorità, un fatto che ebbe risonanza nazionale tanto che il giornale “Il Finanziere” del 20 gennaio 1941 dedicò una intera pagina a quanto accaduto.

Non solo in Vigezzo, ma un po’ in tutta l’Ossola e nel Verbano l’episodio colpì l’opinione pubblica, anche perché il maresciallo Bottini era assai conosciuto sul territorio,  per la lunga carriera al servizio della Patria, iniziata a soli 17 anni quando la classe 1900 venne chiamata alle armi nella fase finale della Grande guerra e lui fu arruolato negli Alpini, passando poi nel 1919 dall’Esercito, che lo aveva congedato, alla Guardia di Finanza.

“Data la sua età ed il suo carattere era considerato un padre dai giovani subalterni. Ma godeva anche della stima dei valligiani che vedevano in lui un servitore dello Stato irreprensibile ma, se necessario, anche comprensivo sotto il profilo umano”, così Bottini è ricordato in un articolo su “Fiamme Gialle” del 2015.

Il sottufficiale cossognese aveva tra l’altro prestato servizio, oltre che in diverse località italiane, anche a Pallanza, Macugnaga e Bannio in valle Anzasca, distinguendosi nel servizio e dimostrando grande passione per la montagna, come testimoniano le tante fotografie amorevolmente conservate, insieme con la documentazione matricolare, dal figlio Giovanni che a sua volta è stato un provetto alpinista e che rimase orfano a soli tre anni, a causa della valanga scesa dal monte Zicher.

Negli anni non sono mai mancati i momenti di ricordo di quella tragedia che spezzò tre vite di servitori dello Stato, come nel cinquantesimo quando in Vigezzo si tenne una cerimonia con la presenza della Guardia di Finanza e pure con la collocazione nel luogo dove cadde la valanga di una targa bronzea, voluta dalla vedova e dei figli del Sottufficiale insieme alla Brigata di Re delle Fiamme Gialle, mentre nel 2017 una via di Cossogno è stata dedicata proprio al Maresciallo capo Gaudenzio Bottini.

Ottant’anni dopo, anche se il Covid19 impedisce lo svolgersi delle cerimonie, immutato rimane il ricordo dei tre Finanzieri che persero la vita sotto la valanga nell’adempimento del dovere il 4 gennaio 1941:  Gaudenzio Bottini, Luigi Coda e Vittorio Toscano.