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Lillo Antonio

VCO - 04-01-2021 - Dal 1° gennaio il dottor Antonio Lillo è presidente dell'Ordine dei medici-chirurghi e odontoiatri del Verbano-Cusio-Ossola. Succede al verbanese Danile Passerini, a lungo rimasto al timone dell'ordine professionale. Medico di famiglia, anima fondatrice di quell'ottimo (e raro) esempio di medicina territoriale che è la Comunità Attiva di Cannobio, Lillo prende la guida dell'ordine dei medici in un momento cruciale per la Sanità. Siamo nel bel mezzo di una pandemia e all'inizio di una campagna vaccinale che dovrebbe siglarne la fine. Impossibile non partire da questo.
- Cosa pensa del piano vaccinale in corso, le sembra ben concepito?
- Spingo perchè il vaccino di estenda nel più breve tempo possibile a tutti gli iscritti all'Ordine: senza distinzione tra medici dipendenti, convenzionati, liberi professionisti, odontoiatri. E' una questione di etica, non di privilegio. Il vaccino prima a coloro che si fanno carico della salute delle persone; perché anche chi porta il bimbo dal pediatra o siede sulla sedia del dentista deve sentirsi tutelato. Per il resto il piano vaccinale mi sembra essenzialmente coerente e corretta la scelta di coprire subito le rsa, quindi i malati cronici e via via le altre categorie.
- Quale sarà il suo impegno principale come presidente dell'Ordine dei medici del VCO?
- Tengo molto a cuore il versante etico; mi piacerebbe riuscire rafforzare le relazioni tra medici e, ancora di più, puntare perchè cresca un rapporto medico-paziente di tipo amicale...Una sintesi deontologica, ma non solo. Nel momento in cui crescono le relazioni tra medici, nel momento in cui si instaura la fiducia tra colleghi, si fa sistema. Sistema che è fatto dalle persone non dai protocolli perché è quando non ci si conosce che diventa difficile camminare assieme. L'impatto però è stato positivo in questa direzione, ad esempio ho ricevuto messaggi di congratulazione da parte di tanti colleghi che lavorano in ospedale e questo mi ha fatto molto piacere.
- Torniamo al Covid e al fatto di come la pandemia abbia evidenziato la necessità di una medicina territoriale ben strutturata. Sulla base della sua esperienza, quale futuro intravede?
- A marzo-aprile abbiamo avuto non pochi problemi, in pratica lavoravamo a mani nude, senza strumenti. A ottobre, la seconda ondata ci ha trovato preparati, i dispositivi di protezione c'erano, ci sono, ma in compenso i numeri del contagio sono saliti vertiginosamente. A novembre ogni medico di base s'è trovato in media una trentina di positivi, nella prima ondata erano 4-5 . Lavoravamo h 24 e 7 giorni su 7, il cellulare sempre di fianco ...
- Medici di base come primo filtro, prima dell'ospedale...
- E' per questo che chiediamo sempre più medicina territoriale, è un sistema vincente. L'idea è creare dei micro-team di medici, affiancati da una diagnostica di primo livello. Le persone hanno bisogno di risposte operative, rafforzate dal rapporto fiduciario col medico. Rapporto che diventa quindi punto di riferimento per l'intera comunità. Credo che a livello di medici siamo sulla buona strada, la conferma l'ho avuta proprio durante la pandemia. E' a livello "alto" che il messaggio non pare ancora giunto. Senza alcun intanto polemico, quel che serve è un cambiamento culturale nella governance. Basta parlare, passiamo alle proposte concrete. In questo senso il Covid può aver determinato un'accelerata, almeno ci spero...
- La domanda da un milione di dollari: quando crede che passerà?
- E chi può dirlo con certezza! Per il momento fermiamoci a riflettere su quanto la pandemia ci abbia insegnato. Ad esempio le semplici misure di prevenzione per il Covid potremo adoperarle in futuro per le epidemia influenzali, che pure ogni anno fanno morti ...
- Qual è la sua prognosi?
- Ho solo un auspicio: che si acceleri il più possibile il piano vaccinale. Si parla di un completamento per ottobre o novembre, io vorrei semplicemente che si facesse molto in poco tempo. Resta da capire quanto durerà l'immunità, chi dice 8, chi 12 mesi. Ovviamente il mio augurio è che la copertura sia più lunga, ma se così non fosse torneremo nuovamente a vaccinarci l'anno prossimo, non è un problema...
- Il problema è solo uno: il virus
- Un virus per il quale, ad oggi, non abbiamo terapie causali ma solo sintomatiche e la cui rapidità di diffusione è alta. Con questo quadro posso solo augurarmi che l'adesione sia la più ampia possibile, e che la gente capisca che vaccinarsi è l'unica arma che abbiamo.

Antonella Durazzo