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VERBANIA - 14-01-2021 -- Due anni e 2.000 euro di multa, con 5.000 di risarcimento provvisionale al Cai, proprietario dei muri. Si chiude con una condanna -e con la trasmissione degli atti per l’avvio di un nuovo procedimento per un altro imputato- il processo sullo “spoglio” dell’ex discoteca Kelly di Omegna. Nell’estate del 2016, nella sala da ballo cusiana situata nel quartiere Bagnella, non si ballava più da qualche tempo. La gestione precedente era andata in crisi e, nonostante un passaggio di proprietà, non c’era stato modo di rilanciare l’attività e di mantenere aperto uno dei locali storici della provincia. Mixer e consolle erano muti ma, nei giorni della festa di San Vito, c’era un incessante viavai dal locale, concesso in affitto dal Club alpino italiano. I carabinieri, avvisati, intervennero di notte per un controllo e trovarono un uomo, Antonino Di Giovanni, imprenditore originario di Palermo ma residente in provincia di Vercelli, che insieme a due operai di nazionalità straniera, stava caricando su un camion arredi e suppellettili. All’interno del locale l’Arma trovò tutto a soqquadro: c’erano calcinacci ovunque, erano stati rimossi gli impianti -compreso quello elettrico, privato del rame dei fili- ed era in corso una vera e propria demolizione. Il maresciallo che effettuò il sopralluogo, fatto al buio e in un locale pieno di oggetti ingombranti e pericolosi, aggiornò le parti invitandole, il giorno successivo, a una seconda ispezione, che rilevò una “devastazione” (questo il termine utilizzato dal carabiniere in udienza). Il passo successivo fu la denuncia del presidente del Cai che, assistito dall’avvocato Francesca Caldi, s’è costituito nel processo per appropriazione indebita istruito a carico di Di Giovanni.

Il dibattimento ha appurato che la demolizione con smantellamento era stata disposta da almeno uno dei due soci della società che aveva rilevato l’attività dall’ultimo gestore e che l’autore materiale, l’imputato, non era un semplice operaio. Un amministratore di fatto – ha sostenuto l’avvocato Calvi, che ha chiesto un risarcimento di almeno 100.000 euro, pari ai soli danni materiali arrecati al locale, che tuttora versa in quelle condizioni disastrate che ne ostacolano l’affitto. Per Guido Pitzalis, avvocato della difesa, non c’è prova della responsabilità del suo cliente e si tratta di una questione civilistica.

Il giudice Annalisa Palomba ha accolto la richiesta di condanna del pm Maria Traina ma, anziché 3 anni e 3.00 euro di multa, l’ha condannato a 2 anni e 2.000 euro. Per il risarcimento si dovrà procedere con una causa civile che accerti l’entità reale del danno ma, fin da subito, l’imputato è stato condannato a pagare una provvisionale di 5.000 euro.

Il processo avrà comunque una coda perché il giudice ha trasmesso gli atti alla Procura affinché proceda nei confronti del socio che autorizzò lo “spoglio”.

Nella foto, la sala da ballo del Kelly di Omegna come si presentava poco prima che chiudesse.