VERBANIA - 21-01-2021 -- È arrivata anche a Verbania l’onda lunga dei guai dei rifiuti di Roma. Nella “città eterna” la capitale d’Italia che non conosce raccolta differenziata e che vive da anni nell’emergenza pattume, alla fine dello scorso decennio era stato avviato il progetto di un gassificatore. Era stato collocato in località Malagrotta, all’interno della più grande discarica del Lazio. Lì venivano conferite tonnellate di rifiuto umido, parte delle quali sarebbe dovuta finire bruciata nell’inceneritore che avrebbe dovuto produrre anche energia. Ciò non è mai avvenuto e la Seven Hills, la società svizzera che gestiva l’impianto, andò in difficoltà. A Verbania, nel 2010, presso lo studio di un commercialista aveva sede legale una società collegata a questo business. L’amministratore della Tomato slr, che s’occupava di componentistica di macchinari elettrici, era all’epoca Carlo Alessandro Riva. Sua era la responsabilità di tenere le scritture contabili e di presentare le dichiarazioni fiscali. Non lo fece del tutto per l’annualità 2011, facendo scattare un controllo dell’Agenzia delle Entrate. Risalendo a ritroso nella contabilità, si scoprì che, in pochi giorni e ravvicinati tra il 7 e il 10 dicembre 2010, la Tomato aveva emesso quattro fatture per consulenze per più di un milione e mezzo, delle quali aveva poi incassato solo una parte di quanto dovuto. Per la Procura si trattò di fatture per operazioni inesistenti utilizzate allo scopo di abbassare il reddito ed evadere le tasse. Per questo motivo Riva è stato tratto a giudizio dal Tribunale di Verbania, che l’ha condannato a un anno e mezzo e 1.200 euro di multa (pena sospesa), la stessa pena chiesta dal pm Fabrizio Argentieri.