ALTO PIEMONTE - 29-01-2021 -- Il Natale appena trascorso - complici le restrizioni, l’incertezza e la paura - non ha stimolato i consumi e risollevato le sorti delle imprese. La clientela ha ridotto molto gli acquisti e rivisto le modalità di acquisto, privilegiando l’online.
Anche durante il periodo natalizio, le misure restrittive del Governo per il contenimento della pandemia hanno influito su diversi settori economici. Il questionario promosso dal Centro Studi sul Terziario del Piemonte Nord, in collaborazione con “EconLab Research Network”, si è posto l’obiettivo di indagare l’andamento delle attività di impresa tra il 01 dicembre 2020 e il 06 gennaio 2021. Condotto su un campione complessivo di 513 realtà imprenditoriali dell’area, ha consentito di mettere a fuoco gli effetti delle restrizioni dovute alla pandemia sulle aziende del territorio, in uno dei periodi solitamente più proficui dell’anno.
Di seguito, i risultati provenienti dalle 293 attività del terziario, afferenti alle province di Novara e Verbano Cusio Ossola.
Nell’Alto Piemonte, più dei due terzi (68%) delle imprese terziarie intervistate hanno dovuto limitare le aperture durante il periodo natalizio, secondo le restrizioni imposte dal Governo, con una maggiore incidenza (69%) nella provincia di Verbano Cusio Ossola.
Solo il 32% ha potuto tenere sempre aperta l’attività tra il 01 dicembre 2020 e il 06 gennaio 2021. Dal punto di vista territoriale, sono in prevalenza i centri urbani (70%) a subire gli impatti di tali contenimenti precauzionali. A risentirne maggiormente è stato il settore turistico, dove solo il 4% degli esercizi ha potuto dare continuità al servizio offerto. Più agevolati, invece, i comparti dei servizi e del commercio, dove rispettivamente il 93% e il 48% delle imprese ha dichiarato una maggior costanza.
Nel 2020, diversamente dagli anni
precedenti, la Regione Piemonte ha deciso di consentire le vendite promozionali nei 30 giorni precedenti ai saldi (solitamente fissati per i primi di gennaio).
Il 74% delle realtà intervistate non ha usufruito di tale possibilità, mantenendo il prezzo pieno dei propri prodotti e servizi (l’area del verbanese raggiunge una quota del 76%). Interessante notare come, la maggioranza di queste (54%) non abbia nemmeno proposto modalità alternative di servizio alla propria clientela. Solo il 26% delle aziende ha applicato degli sconti (percentuale che sale al 43% nel commercio), ma non su tutti i prodotti. La maggior parte di esse (61%) ha preferito mettere in svendita solo parte della merce. In concomitanza degli sconti, sono però di più (56%) le attività che hanno scelto di implementare al contempo nuove modalità di vendita. All’interno del territorio, si registra una tendenza superiore nell’applicare sconti alle merci da parte delle aziende ubicate nei centri urbani (30%).
Nel complesso delle attività afferenti all’area dell’Alto Piemonte, quasi la metà (49%) ha adottato nuove soluzioni per la fornitura dei propri servizi (quota che sale al 51% nella provincia di Novara). Un loro maggiore utilizzo viene riscontrato negli esercizi turistici (55%), nei centri urbani (50%) e nelle zone semicentrali (56%)
Fra le modalità alternative proposte, protagonista è il “Delivery” ovvero la consegna a domicilio, utilizzata dal 66% delle aziende attivatesi in tal senso. Riguarda unicamente le attività del turismo e del commercio, con una maggior propensione per quest’ultime (85%). Sale rispetto alle precedenti rilevazioni la percentuale di esercizi che hanno utilizzato il servizio di “Asporto” (48%), modalità adottata quasi esclusivamente dal settore turistico, in particolare da “Bar e ristoranti” (84%), obbligati dalle restrizioni imposte dal Governo durante il periodo considerato. Una percentuale inferiore delle aziende, ma pur sempre rilevante, ha attivato un servizio di “Prenotazione (telefonica o telematica) con ritiro in negozio” della merce (31%), modalità adottata prevalentemente dagli esercizi commerciali (38%). Tra le proposte alternative, si rileva anche l’adozione di nuovi “Canali digitali” (27%), come ad esempio l’e-commerce, strumento privilegiato rispetto ad altri dalle attività dei servizi (75%).
Riscontri superiori alla media si evidenziano per le attività commerciali (5,2) e dei servizi (7), per quelle situate in zona semicentrale (5,3) rispetto al centro urbano e, in generale, per gli esercizi del verbanese (5,7). Riscontri inferiori alla media si evidenziano per gli esercizi turistici (4,9) e, in generale, per le attività del novarese (5).
Nonostante l’impegno nel fornire servizi supplementari rispetto all’attività ordinaria, le nuove modalità proposte si sono rivelate poco redditizie, ricoprendo nella maggioranza dei casi una quota inferiore al 10% o addirittura al 5% del fatturato del periodo (rispettivamente per il 23,8% e 37% delle imprese) e non dimostrandosi condizione necessaria e sufficiente a determinare un aumento del fatturato, nemmeno per chi ha potuto tenere sempre aperta l’attività.
L’insieme di tali contingenze ha determinato una diminuzione del fatturato complessivo nel corso delle festività natalizie per più dei tre quarti delle imprese intervistate (78,8%), nella maggior parte dei casi superiore al 30% rispetto allo stesso periodo della precedente annualità.
Le più penalizzate sono state le attività turistiche (99% in perdita), il 95% delle quali evidenzia un calo di tali proporzioni (percentuale che si attesta al 100% per nelle strutture ricettive). Seguono gli esercizi del commercio (68% in perdita), dove è il 34% ad indicare una riduzione oltre al 30% del fatturato (percentuale che si attesta al 75% negli ambulanti e al 53% nel settore moda). Di fatto, le aziende dei servizi (53% in perdita) sembrano aver subìto un minor impatto: di queste, solo un terzo (33%) lamenta una flessione oltre il 30% del fatturato.
A vedere un aumento del fatturato nel corso del periodo natalizio è solo l’11,6% delle aziende terziarie, quasi esclusivamente attività del commercio.