VERBANIA - 04-02-2021 -- Se non ottimismo, una moderata fiducia, riscontrata dai numeri e incentrata soprattutto sull’export. In un anno difficilissimo e pesantemente influenzato dalla pandemia, gli imprenditori del Vco sperano nella ripartenza della quale iniziano a vedere i segnali. Si interpreta così l’indagine congiunturale del primo trimestre 2021 dell’Unione industriale del Vco che, ieri mattina, il presidente Michele Setaro ha presentato alla stampa. Con questo appuntamento, storicamente, la sezione locale di Confindustria coglie l’occasione per tracciare un proprio bilancio e per dar conto delle prospettive che, contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, non sono così fosche. Dal sondaggio cui sono stati sottoposti gli associati emergono alcuni indicatori positivi.
La cassa integrazione, che in estate era scesa al 17,7% dopo il 30% del primo semestre, da ottobre è salita di poco, raggiungendo il 19% delle imprese. La curva degli ordinativi è in risalita. La picchiata del -35,7% toccata nel periodo gennaio-settembre 2020 s’è interrotta e, a fine anno, il dato è -3,2%, non distante dai livelli pre-Covid. Merito soprattutto delle richieste dall’estero. L’export è cresciuto di 34,1 punti percentuali nell’ultimo trimestre 2020, passando da -20,8% a +13,3%, in territorio positivo. L’exploit è del settore farmaceutico, che pur pesando per lo 0,1% nel Pil provinciale, s’è quasi quadruplicato nel 2020 (+382,2%).
Il bilancio 2020
L’anno non s’è chiuso troppo bene per il settore dei metalli (-21,2%), così come per l’alimentare (-20,6%), il tessile (-21,9%), la manifattura generica (-34,3%) e l’elettronica (-34,9%). In controtendenza i macchinari e le attrezzature (+9,7%). Sono cresciute le vendite in Austria, (+14,2%), Regno Unito (+14,2%) e Usa (+5,5%), calate quelle verso tutti gli altri Paesi, in particolare Polonia (-25,2%) e Francia (-23,8%). Nel 2020 l’export del Vco ha chiuso a -10,9%, un dato negativo che, tuttavia, è il migliore di tutte le province piemontesi, molto più alto del -21,2% di media regionale.
Per quanto riguarda la disoccupazione, il tasso al 5,9% è poco meno della metà di quello nazionale e più basso di quello regionale.
Le previsioni 2021
Il nuovo anno è iniziato con segnali confortanti, come il +3,7% di produzione dichiarato dagli imprenditori, o il +11% del saldo degli ordini totali, che diventa +18,2% appunto per l’export. Ci sarà tuttavia una flessione di 8 punti percentuali nell’occupazione e crescerà, anche se di poco, il ricorso alla cassa integrazione.
Interrogati sugli effetti del Covid sulle proprie aziende, gli industriali del Vco hanno risposto in maggioranza (45,9%) che le perdite sono state significative ma recuperabili. Per un quarto di loro l’impatto è stato grave ma non è a rischio la produzione dell’attività mentre per poco meno di un terzo non ci sono state ripercussioni, né vi sono preoccupazioni. Nella metà dei casi il coronavirus s’è portato via una fetta di fatturato tra il 10 e il 20%, per il 31,2% tra il 20 e il 50%. Quasi due industriali su dieci hanno contabilizzato un calo a una cifra. L’incertezza segna il futuro, ma se il 43,8% degli intervistati non sa fare una previsione sul tempo che impiegherà a riprendersi ai livelli pre-crisi, per la maggioranza (46,9%) avverrà entro il 2021.
Nella sua relazione il presidente Setaro ha sottolineato la solidità dell’Unione industriale del Vco, piccola realtà con circa 200 associati “ma con i conti in ordine”, e l’importanza che Confindustria sia presente sul territorio e con un ruolo, anche per le sfide future che attendono l’Italia, a iniziare dal Recovery fund. Il presidente confida nel vaccino e chiede che, anche sostenendo costi in proprio, sia concesso agli industriali di effettuare in azienda le vaccinazioni, in modo che le attività possano lavorare in sicurezza.
Pieno sostegno, infine, alla proposta del comune di Omegna di chiedere all’Unesco il riconoscimento di Patrimonio mondiale dell’umanità all’industria del casalingo.