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mergoz inc

VERBANIA - 10-02-2021 -- Il tempo è scaduto e lo spazio per una trattativa, un accordo o una proroga non c’è. Dopo l’incontro odierno in Regione è definitiva la posizione della Provincia sull’utilizzo, come deposito temporaneo dei rfiiuti, dell’ex inceneritore di Prato Michelaccio a Mergozzo. Il parere, che il presidente Arturo Lincio mette nero su bianco con un comunicato stampa, è negativo. Dopo tre proroghe per un totale di 18 mesi, un altro rinvio non ci sarà. “La possibilità di derogare alle limitazioni di legge per esigenze sanitarie motivate da ragioni di urgenza è di esclusiva competenza del Presidente della Regione d'intesa con il Ministero dell'Ambiente” - afferma Lincio, che a chiare lettere dice che non intende “emettere atti illegittimi”. È, in parte, la risposta al primo cittadino di Verbania Silvia Marchionini e ad altri colleghi sindaci che chiedevano un ulteriore provvedimento, una sorta di forzatura della procedura. “La richiesta del Sindaco di Verbania di assumere atti illegittimi scarica sulla Provincia responsabilità di ritardi non suoi, non ha senso, non è assolutamente accettabile” - dichiara il presidente.

La questione, annosa, è l’ultimo atto di una situazione nata con la chiusura del forno inceneritore, nel 2012. Spento l’impianto è caduta anche la deroga alle rigide norme del piano dell’Aipo che vieta, in quella zona vicina al fiume Toce e ad alto rischio di esondabilità, attività industriali.

Un fatto noto da anni, un problema rinviato di volta in volta nella speranza che la Provincia -intesa come organo tecnico, non politico- autorizzasse ConSerVco a proseguire nell’utilizzo dell’area come deposito temporaneo dei rifiuti raccolti nella parte meridionale del Vco e destinati a finire in discarica. La Conferenza dei servizi s’è chiusa con un diniego e Consorzio Rifiuti e ConSerVco (cioè i comuni soci e, quindi, i sindaci) si sono trovati in emergenza. Tre proroghe per un totale di 18 mesi hanno consentito di procrastinare la chiusura di Prato Michelaccio ma, in questo arco di tempo, non si sono concretizzati i progetti di siti alternativi discussi, tra cui una nuova area di stoccaggio a Ornavasso.

Il problema è sostanzialmente di natura economica. Senza Prato Michelaccio, il costo della raccolta e dello smaltimento rifiuti sopportato da ConSerVco salirà e, di conseguenza, si scaricherà (perché così dice la legge) nelle bollette della Tari di tutti i cittadini, i cui interlocutori in merito sono, appunto, i sindaci. Che, tutto vogliono tranne -anche per ragioni di consenso- dover aumentare le tariffe. È un circolo vizioso destinato a interrompersi perché la Provincia, pur disponibile a sostenere i Comuni, non andrà oltre. “Le motivazioni economiche che giustamente tutti reclamiamo a favore della popolazione – dichiara Lincio – purtroppo non autorizzano la Provincia a compiere alcun atto illegittimo. Si ricorda inoltre che dall'anno 2008 si protrae la problematica del forno di Mergozzo. Non si può aspettare contando su imprevedibili deroghe scaricando così i problemi e i costi sulle future Amministrazioni visto che il termine ultimo dello smantellamento del forno è il 2025 ovvero tra 4 anni soltanto. Come è noto la sola verifica delle contaminazioni richiederà tempo. Pertanto è necessario che i Comuni interessati conoscano modalità, costi e tempistica previsti per la realizzazione degli interventi di smantellamento del forno e l’eventuale bonifica che dovranno essere realizzati entro il 2025”.