FORMAZZA- 11-02-2021--L’11 febbraio del 1951 era una domenica, una giornata festiva di un inverno estremamente nevoso da ricordare negli anni e la coltre bianca continuava ad accumularsi, nel fondovalle e sulle montagne.
Intorno alle ore 22 dal monte Tamier, in Valle Formazza, precipitò improvvisa una grande valanga che distrusse quasi completamente l’abitato di Canza, facendo sei vittime, due ottantenni Gregorio e Luigi Scilligo, poi Luigina Collibetti in Scilligo di 28 anni e ancora Anna Imwinkelried coniugata Patelli di 35 anni, che perse la vita insieme ai due figli Orsolina di soli 9 anni e Stanislao di 11.
Il giorno dopo si colse l’entità della tragedia e ben presto si attivarono i soccorsi, ritrovando miracolosamente ancora viva nella sua culla Iride Scilligo di soli otto mesi, che aveva perso la madre uccisa dal crollo del tetto della casa, mentre il Sindaco ordinò l’evacuazione di Canza, dato il pericolo di nuove valanghe.
Pericolo che non si attenuò neppure nei giorni successivi, tanto che i funerali svoltisi il venerdì furono celebrati in forma ridotta e rapida dal parroco don Vasina e, nonostante questa precauzione, le slitte che portavano le salme al cimitero furono sfiorate da una valanga, mettendo a rischio anche l’incolumità dei partecipanti al corteo funebre.
A portare i soccorsi furono gli stessi abitanti di Formazza, insieme al personale della Edison che lavorava nelle centrali, alle Guardie di Finanza ed ai Carabinieri, coadiuvati poi anche da alcuni volontari e guide del Club Alpino di Domodossola, con anche il problema di garantire i rifornimenti al paese attraverso una strada continuamente interrotta da slavine, mettendo a rischio chi vi transitava.
Di fronte all’accaduto scattò un meccanismo di solidarietà e così si cercò una sistemazione per gli sfollati, mentre una settantina di bambini e ragazzi vennero accolti presso la colonia dell’Edison di Suna sul Lago Maggiore, per consentire loro di passare i mesi invernali in condizioni di sicurezza e con una certa tranquillità, ritornando a casa solo ai primi di giugno, mentre il Comune di Domodossola inviò un contributo di 100 mila lire di allora.
La dimensione della tragedia fu tale che si mosse anche l’Esercito Italiano, inviando 130 uomini del Battaglione Alpini “Aosta” che si occuparono di garantire il mantenimento della viabilità, la distribuzione di viveri e medicinali, nonché del recupero degli animali rimasti schiacciati nelle loro stalle, crollate sotto la forza della valanga, provvedendo poi a interrare le carcasse in una grande fossa scavata nei pressi del fiume.
Settant’anni dopo quell’evento tragico, che segnò la storia di Formazza e della frazione Canza in particolare, rimane intatto il ricordo di quelle sei vittime rapite “all’affetto dei loro cari dall’enorme valanga dell’11.2.1951” come si legge nella lapide collocata al camposanto, ma anche nella memoria della comunità e di coloro che furono testimoni dell’accaduto, questo in un altro inverno in cui gli allarmi ed i timori per le valanghe sono purtroppo ancora una volta costante cronaca quotidiana.
La foto è estratta dal libro "La valanga" di Caterina Della Ferrera edito dal Cai
Si ringrazia Luigi Framarini