1

tribunale aula b vuota

VERBANIA - 11-02-2021 -- L’azienda, la fabbrica per cui lavorava da 33 anni -era stato assunto dopo la morte del padre, avvenuta nello stabilimento- e che gli aveva dato anche la casa, l’aveva messo in cassa integrazione a zero ore. E lui, cinquantenne di Pieve Vergonte dipendente dlla Hydrochem (l’ex Rumianca, oggi Esseco), l’aveva presa male. Addebitava quella decisione, ritenuta un’ingiustizia, sia nel merito, sia per le modalità con cui gli era stata comunicata, all’ingegnere responsabile della produzione. Alla vigilia dell’ingresso “in cassa”, lo picchiò, determinando il licenziamento in tronco. Nei mesi successivi, trovandoselo di fronte -la sua abitazione è dirimpetto alla fabbrica- ebbe altri alterchi e un successivo episodio di aggressione che, stavolta, fece scattare la denuncia, un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, l’accusa di stalking e il processo.

Oggi al Tribunale di Verbania la vicenda s’è conclusa con la sentenza di primo grado. Il cinquantenne è stato condannato dal giudice Annalisa Palomba a 9 mesi e 5.000 euro di risarcimento provvisionale per atti persecutori e lesioni, con il beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione. Tra il giugno del 2019 e il gennaio del 2020 è stato protagonista di sei episodi di violenza verbale e fisica che hanno indotto paura e preoccupazione nel suo ex capo, costringendolo a cambiare le proprie abitudini di vita. Su questo punto hanno insistito, chiedendo la condanna, tanto il pm Maria Portalupi, quanto il difensore di parte civile Marco Pazzini, che ha rimarcato come il suo assistito si sia convinto a sporgere querela solo dopo ripetute aggressioni e minacce.

Non ci fu stalking – ha obiettato per la difesa l’avvocato Gabriele Pipicelli, che ha inquadrato quei fatti nell’ambito di una situazione lavorativa difficile (l’azienda allora era in crisi, tanto che poi fu venduta) vissuta dall’imputato come un’ingiustizia. Quest’ultimo, peraltro, non ha negato le percosse, né ha mostrato di aver superato il risentimento verso l’ex capo, che tuttora considera il responsabile del suo licenziamento. Ha però smentito di averlo minacciato nella sfera familiare e ha ricostruito gli episodi in contestazione in una maniera differente: l’hanno provocato e lui ha risposto.