
L'uccisione dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci ha suscitato un profondo cordoglio. Sono morti due servitori dello stato che prestavano il loro servizio in un contesto non facile. Inoltre, è emerso il profilo di persone che credevano profondamente nel loro lavoro. Quando si verificano episodi di questo genere, insieme al cordoglio, ci sono anche le polemiche. L’ambasciatore operava in sicurezza? Come mai non viaggiava su un mezzo blindato? Come mai la scorta era così esigua? Il Ministero degli esteri ha fornito alcune spiegazioni e poi la moglie in un’intervista ha riferito che Attanasio si era mosso per una missione che non rientrava strettamente nell’ incarico e che la sicurezza avrebbe dovuto essere garantita dall’ agenzia ONU che aveva provveduto all’ organizzazione. A mio avviso, diventa complicato recriminare su situazioni specifiche, ma va fatto un ragionamento più generale. A quanto pare, l’idea era quella di rapire l’ambasciatore per chiedere un riscatto. E’ corretta la linea che ha seguito in passato il governo in caso di rapimento di nostri concittadini? E' corretto pagare i riscatti di stato? Una riflessione su questo atteggiamento va fatta. Ricordiamoci che da noi i sequestri di persona sono stati debellati anche grazie alla legge sul blocco dei beni alle famiglie dei rapiti. In questo modo, la pratica del sequestro non è più stata appetibile per le organizzazioni criminali. Certamente ,sono decisioni difficili da prendere, ma una riflessione sarebbe bene farla.
Buona domenica e buona settimana.
Roberto Cota