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DOMODOSSOLA - 08-03-2021 - Un giornalista, Michele Buonuomo (a sinistra), e un artista contemporaneo, Mimmo Paladino(a destra),sono i protagonisti dello scatto firmato da Fernando Scianna che domani, martedì 9 marzo, sarà esposto da Sali&Pistacchi, in piazza Mercato, nell'ambito delle mostre proposte da  Museo Immaginario – L'École des Italiens. La fotografia, ripresa a peduli (Bn) nel 1998, proviene dall'archivio dello stesso Buonuomo, attento collezionista d'immagini.

Ferdinando Scianna

Ferdinando Scianna, è un fotografo italiano nato a Bagheria, in Sicilia, nel 1943. Proprio nella sua città inizia a dedicarsi alla fotografia ancora giovanissimo, agli inizi degli anni Sessanta, raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua terra d’origine. Nel 1961 si iscrive a Lettere e Filosofia presso l’Università di Palermo, e la sua passione per la fotografia inizia a strutturarsi. Circa due anni dopo fa un incontro determinante per la sua vita professionale e personale: entra in contatto infatti con Leonardo Sciascia, lo scrittore con il quale a soli 21 anni pubblica il saggio Feste Religiose in Sicilia, libro che ottiene il prestigioso Premio Nadar. Sull’onda del successo del libro, Scianna si trasferisce a Milano dove lavora per l’Europeo come fotoreporter, inviato speciale e corrispondente da Parigi, dove vive per 10 anni. A Parigi inizia anche a dedicarsi con successo alla scrittura. Collabora con varie testate giornalistiche, fra cui Le Monde. Proprio nella capitale francese, Henry Cartier Bresson lo inviterà ad essere membro della Magnum nel 1982. Accettata la candidatura decide di tornare a Milano, e lascia l’Europeo per dedicarsi all’agenzia. A Milano lavora in maniera indipendente per giornali, e realizza reportage sociali. Inizia anche a fotografare per due giovani designer emergenti, Dolce e Gabbana. Un incontro casuale e non preparato, che darà vita ad una delle collaborazioni meglio riuscite nella fotografia di moda. Questa improvvisa ed inaspettata svolta, apre il mondo fotografico di Scianna a nuove esperienze, parallele a quelle più tradizionali del fotogiornalismo: pubblicità e fotografie commerciali, senza mai però abbandonare il reportage sociale, i ritratti ed il giornalismo.

Michele Bonuomo

Michele Bonuomo, nato a Deliceto (FG) nel 1951, vive e lavora a Milano. Ha iniziato nel 1980 la professione di giornalista a «Il Mattino», dove ha lavorato fino al 1988, prima nella redazione cultura e poi come caposervizio alla prima pagina e responsabile dei servizi d’arte. Dal 1988 al 2005 è stato caporedattore attualità e cultura al settimanale «Grazia» dell’Arnoldo Mondadori Editore. Dal 2005 è alla Cairo Editore, dove attualmente dirige i mensili «Arte» e «Antiquariato». Dal 1970 al 1994 ha collaborato alle attività della Galleria Lucio Amelio di Napoli, è direttore dell'omonima fondazione ed ha curato il progetto Terrae Motus, conclusosi con la mostra del 1986 al Grand Palais di Parigi. Ha scritto saggi e organizzato mostre su alcuni tra i protagonisti italiani e internazionali dell’arte contemporanea (Warhol, Beuys, Rauschenberg, Cy Twombly, Kounellis, Fabro, Merz, Paolini, Paladino, Cucchi, Boetti, Tatafiore, Schifano, Keith Haring, Mapplethorpe, Plessi, Isgrò, McDertmott& McGough, John Lurie, Nino Migliori, ecc.). È un esperto e collezionista di fotografia tra Ottocento e Avanguardie storiche del Novecento.

Mimmo Paladino

Domenico (Mimmo) Paladino nasce a Paduli, vicino a Benevento, il 18 dicembre 1948, ma cresce a Napoli. Fin da giovane dimostra interesse per l’arte, grazie soprattutto all’influenza di uno zio pittore. Nei primi anni settanta inizia a concentrarsi sul disegno, introducendo quei soggetti mitologici che poi acquisteranno un ruolo di basilare importanza nella sua arte. Le sue opere si rifanno a una vasta gamma di fonti archeologiche, mitologiche e stilistiche che comprendono l’arte egizia, etrusca, greco-romana, paleocristiana e romanica: ciascuna di esse viene rivendicata come fonte legittima al di là di ogni gerarchia di valore. Paladino lavora con una vasta gamma di mezzi espressivi, tra i quali figurano, oltre al disegno e alla pittura, la scultura e le varie tecniche di incisione. Tra il 1978 e il 1980 crea dipinti monocromi in colori primari ai quali unisce elementi geometrici e oggetti di recupero, come parrucche e maschere. Verso il 1983 inizia ad applicare alle tele forme scultoree, generalmente scolpite in legno, che danno all’opera una sfumatura feticista. In quegli anni inizia a ricreare in bronzo i suoi personaggi arcaici, utilizzando patine colorate, e a scolpire legno e pietra per creare non solo oggetti totemici e maschere, ma anche figure tronche di animali e uomini. La sua produzione artistica, nella proliferazione delle tecniche e delle fonti, sembra offuscare la distinzione tra scultura e pittura, e aprire un dialogo tra i modi di rappresentazione tradizionali e quelli minimalisti. Nel 1980 viene inserito da Achille Bonito Oliva nella mostra “Aperto 80” alla Biennale di Venezia di quell'anno e quindi nel gruppo di artisti italiani della medesima generazione definiti Transavanguardia, in cui si annoverano Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi e Nicola De Maria. Paladino ha tenuto numerose mostre in tutta Europa, nel Nord e nel Sud America e in Oriente.