
E’ in arrivo un altro lockdown, con restrizioni addirittura più dure rispetto al passato. Insomma, Draghi non cambia linea. Avendo sempre criticato l'illogicità di certe misure, dovrei dire che il governo ha iniziato con il piede sbagliato. Va detto che, dopo l'avvicendamento di Arcuri, il cambio di passo sulla somministrazione dei vaccini ci fa sperare che tra poco cominci davvero il cammino verso la normalità. L’argomento che vorrei affrontare è, però, più ampio. In Italia da più di un anno sono state poste in essere pesantissime limitazioni alla libertà delle persone, segnatamente alla libertà personale, senza che si sviluppasse un serio dibattito giuridico sulla legittimità di tali restrizioni. Nella prima fase, con Conte, si è utilizzato il Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri), oggi, con Draghi, si usa il decreto legge, strumento che, quantomeno, prevede un passaggio parlamentare. La questione comunque non cambia di molto.
In base alla nostra Costituzione (lo stabilisce l’art. 13) le misure restrittive della libertà personale possono essere adottate solo con “atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”. Questo, in sostanza è ragionamento che ha fatto nei giorni scorsi il Gip di Reggio Emilia nella sentenza con la quale ha assolto due persone che avevano dichiarato il falso per giustificare di essere fuori casa. La sentenza è definitiva ed il ragionamento del Giudice è ineccepibile. In poche parole, per dire che una persona non può uscire di casa o non può circolare, non solo serve una legge e non un atto amministrativo come il Dpcm, ma un motivato e circostanziato provvedimento di un giudice a fronte della commissione di un reato. Non si tratta di voler fare il bastian contrario o di voler sottovalutare il Covid, ma quello che è successo in quest'ultimo anno ha colpito alle fondamenta il nostro sistema dei diritti. Esiste l’esigenza di tutelare il diritto alla salute, ma non lo si può fare calpestando le garanzie costituzionali.
Buona domenica e buona settimana.
Roberto Cota