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tribunale aula a vuota

VERBANIA - 30-04-2021 -- Raccontare balle ai poliziotti sul motivo per cui s’è fuori casa durante la pandemia non è reato. Quasi un anno fa -il 20 aprile del 2020- nel pieno del lockdown, quando le restrizioni erano severe, i controlli pure e sgarrare significava finire denunciati (ora si rischia solo una multa) un 36enne verbanese, soggetto noto alle forze dell’ordine, fu sorpreso per due volte nell’arco di dieci minuti per strada. Una pattuglia della questura l’aveva trovato nel quartiere Sant’Anna, prima nei pressi del supermercato Bennet, poi in un altro tratto di via Guido Rossa. Interrogato sulla ragione che l’avesse portato a lasciare il domicilio, fatto allora vietato se non per strette necessità, s’era inventato che s’era sottoposto a una visita medica specialistica al Sert da una certa dottoressa di cui aveva fatto il nome.

I poliziotti avevano raccolto la dichiarazione con l’autocertificazione che, alla prova dei fatti, s’è rivelata mendace. È bastato un controllo all’Asl per scoprire che non c’era stata alcuna visita medica. Per questo motivo il 23enne fu denunciato alla Procura per false dichiarazioni, reato dal quale è stato assolto dal Tribunale di Verbania, su richiesta dello stesso pm per l’incostituzionalità dei Dpcm dell’epoca che, emanati dall’allora premier Giuseppe Conte, non avrebbero potuto –secondo un orientamento giurisprudenziale che va consolidandosi– limitare il movimento e la libertà personale.