1

monte leone inverno alpe veglia foto facebook

OSSOLA - 05-05-2021 - Un vecchio adagio cita: ”Chi ha i denti non ha il pane, chi ha il pane non ha i denti” e, nel caso dell'Alpe Veglia, questa massima trova il suo massimo riscontro.
L'Alpe Veglia, la cui quota altimetrica è di 1753 msl, è una meravigliosa conca di origine glaciale, grandiosa e severa, contornata da alti picchi e ghiacciai, tra cui spicca imponente il monte Leone m 3.554 e il ghiacciaio dell'Aurona.
Nella piana scorrono quattro corsi d'acqua: l'Aurora, il Mottiscia, la Frova e il Ciamperere che, unendosi tra loro al termine dell'alpeggio, formano il torrente Cairasca.
A corollario della conca, di circa 8.000 ettari, quattro agglomerati di casolari: Cianciavero, Aione, Cornù e la Balma.
Per ché allora definire l'Alpe Veglia “Paradiso perduto dello sci di fondo europeo”? Per ché l'alpeggio non è raggiungibile nel periodo invernale e, pertanto, non può essere fruibile per uno sport come lo sci di fondo, che non richiede alcuna struttura che potrebbe modificare l'ambiente, ma, che al contrario, darebbe a coloro che attualmente svolgono un'attività ricettiva esclusivamente nel periodo estivo, la possibilità di integrare il loro modesto reddito.
L'Alpe Veglia è raggiungibile attraverso una strada gippabile che da Ponte Campo si inerpica sul versante destro della montagna, sino a sfociare nella piana dell'alpeggio in prossimità di Cianciavero. Per altro la manutenzione della strada sterrata è curata annualmente da un apposito Consorzio che si fa carico di provvedere agli interventi di ripristino dei tratti soggetti a frane o smottamenti.
Nel corso degli ultimi cinquant'anni, l'argomento accesso invernale al Veglia nel periodo invernale, è stato affrontato più volte con le più disparate soluzioni: adeguamento della gippabile rendendola carrabile a tutti gli effetti, costruzione di una funivia e realizzazione di una galleria accessibile al transito di veicoli.
Per vari motivi, principalmente per la difficoltà di reperire i fondi necessari agli interventi e non solo, a oggi le cose non sono cambiate e al Veglia si accede solo ed esclusivamente nel periodo estivo.
Forse solo in una occasione ci si era avvicinati alla soluzione ma, anche in questo caso per diversi motivi, non se ne fece nulla.
Correva l'anno 2001 e Assessore Regionale al Turismo e allo sport, con delega del coordinamento delle politiche di promozione alle opere di accompagnamento alle Olimpiadi dell'anno 2006, era Ettore Racchelli,
L'Alpe Veglia per la sua quota altimetrica, per la morfologia e l'estensione del territorio, ricordo che è la più ampia conca alpina a 1750 metri di altitudine di tutte le Alpi, avrebbe potuto divenire il paradiso europeo dello sci di fondo: Reale di Formazza ci conforta!
Alcuni anni prima a cura di uno studio tecnico ossolano, era stato elaborato un progetto per la costruzione di una galleria lunga circa 1.800 metro che da Ponte Campo sarebbe sbucata in prossimità della località Cianciavero; progetto che venne recepito dalla Regione Piemonte e inserito nel piano regolatore regionale.
Ebbene proprio su tale progetto, in un confronto con Racchelli in quel di San Domenico di Varzo nell'anno 2001, le Autorità provinciali e comunali di allora, giunsero a un accordo per la costruzione della galleria, fruibile solo a mezzi pubblici, con il divieto totale di accesso ai mezzi privati, opportunamente presidiata da una guardiania.
Una simile soluzione avrebbe così consentito di poter accedere all'alpeggio durante tutto l'anno e, inoltre, avrebbe permesso alle numerose bovine inalpate, di rimanere a pascolare sino a tarda stagione autunnale, contrariamente a quanto avviene tutt'ora in cui la tradizionale “Scargaa” si effettua entro i primi quindici giorni di settembre poiché, in caso di nevicata precoce, il rientro a fondovalle risulterebbe estremamente pericoloso.
Racchelli, in considerazione delle disponibilità economiche di sua competenza, grazie alle deleghe concesse a lui dal Presidente Ghigo, promise di erogare il 60% del costo totale dell'opera.
Purtroppo anche in questo caso alla fine non se ne fece nulla!
Vogliamo però ricordare alcune voci discordi che si fecero sentire dai soliti personaggi “veri amanti della montagna” come: “Il progetto porterà alla cementificazione dell'Alpe Veglia, dimenticando che l'alpeggio rientra nel Parco Regionale Veglia-Devero, e che non si può costruire neanche un nuovo pollaio”; oppure “L'attività dello sci di fondo disturberà il sonno dei galli cedroni”; e via dicendo.
E così, si è giunti ai nostri giorni, senza che una bellezza naturalistica come l?Alpe Veglia e con le eccezionali caratteristiche morfologiche, permettesse a quei pochi imprenditori che d'estate si impegnano a fornire i servizi basilari ai numerosi turisti che la frequentano, di avere anche un'attività ricettiva nel periodo invernale.
E' pure utopia sperare che qualche politico locale, in occasione di questi notevoli fondi europei messi a disposizione dell'Italia dal Recovery found, una piccolissima parte possa essere utilizzata per risolvere l'annosa questione dell'accesso invernale all'Alpe Veglia. Spes ultima dea!

Piero Pagani

 Foto via FB