VERBANIA - 05-05-2021 -- I 100.000 euro furono sottratti con l'ipotesi di una truffa ma, poiché si tratta d’un fatto nuovo non contestato nel capo d’imputazione, gli atti tornano alla Procura. Si chiude senza una sentenza e con un più che probabile nuovo processo da istruire in tempi strettissimi (perché incombe la prescrizione) il “caso” dell’eredità contesa di Anselmo Merlo, albergatore e ristoratore scomparso a Verbania nel 2014, all’età di 82 anni.
Già segretario della Famiglia Studenti, aveva gestito la pensione “Villa Intra” a Viareggio e la locanda “La rosa alpina” a Formazza, ritirandosi nel ‘98 e trasferendosi sul Lago Maggiore nel 2001.
Nel 2014 gli fu diagnosticato un tumore in fase terminale e, per gestire i beni ed esaudire le volontà contenute in un testamento del 2002, s’affidò a un amico di famiglia, l’architetto Severino Sasso, che sarebbe stato il suo esecutore testamentario, che delegò a operare sul conto e che, pagate le spese del funerale e disinvestite le somme affidate a un consulente finanziario di Unicredit, avrebbe dovuto distribuire il denaro agli eredi: parenti e due “figliocce” che stavano a Viareggio.
Merlo si spense all’hospice la mattina dell’8 settembre, il giorno in cui l’architetto andò in banca e, ritirato un carnet intonso di assegni, ne staccò uno che, datato 7 settembre, gli attribuiva 100.000 euro, riversati su un nuovo conto corrente aperto a suo nome e che ha sempre sostenuto gli fossero stati dati dall’uomo, prima della morte.
Qualche mese più tardi, nel 2015, pubblicò il testamento di cui era esecutore. Solo nel marzo del 2016 le figliocce dell’albergatore, che reclamavano la loro parte, vennero a conoscenza che le sostanze ammontavano a più di 100.000 euro. Fecero fatica a reperire le informazioni dall’istituto di credito e, tramite un avvocato, iniziarono a chiedere a Sasso la loro parte, arrivando a dirgli che, se non avesse pagato, l’avrebbero denunciato."
Così fecero nel 2017, avviando l’indagine che la Procura di Verbania ha inquadrato come appropriazione indebita, rinviandolo a giudizio.
Alla prima udienza del processo, a gennaio 2020, il consulente finanziario che gestì il disinvestimento dei titoli di Merlo e che seguì Sasso nell’apertura d’una nuova posizione, non fu chiaro nel ricostruire i fatti. Il suo racconto fu ritenuto dal pm Anna Maria Rossi lacunoso, poco convincente e reticente, tanto che dispose -tramite la Guardia di finanza- un supplemento di indagine al termine del quale ha stravolto l’impianto accusatorio.
Quella che inizialmente doveva essere un’appropriazione indebita, è stata riqualificata come una truffa aggravata (con le aggravanti dell’elevato importo e dell’abuso delle relazioni d’ufficio) in concorso tra l’architetto, il consulente finanziario e l’impiegato di banca che rilasciò il carnet di assegni e che assecondò il trasferimento di una somma che, in realtà, non era disponibile dal momento che i titoli (per circa 85.000 euro) non erano stati ancora venduti.
Per quest’accusa, il pm ha chiesto una condanna a 2 anni e 1.000 euro di multa. Le due figliocce e altri tre eredi, costituitisi parti civili, hanno domandato il risarcimento. L’imputato, difeso dagli avvocati Patrich Rabaini e Paolo Patacconi, ha sostenuto l’insussistenza del reato di truffa e di appropriazione indebita e, per quest’ultimo, anche la tardività della querela e la non procedibilità.
Oggi il giudice Donatella Banci Buonamici ha letto l’ordinanza che ha decretato l’insussistenza dell’appropriazione indebita, perché la qualifica di esecutore testamentario che avrebbe permesso all’imputato di disporre dei beni fu da questi assunta dopo, all’atto di pubblicazione del testamento. E che, accogliendo la tesi del pm ma non potendo per una questione giuridica pronunciare sentenza, riconoscendo l'ipotesi di una condotta fraudolenta in concorso di più soggetti, ha disposto che gli atti tornino alla Procura.
Si parte quindi di nuovo da capo, con un processo che, se confermerà la tesi accusatoria espressa in aula, vedrà alla sbarra nuovamente l’architetto, ma anche il consulente finanziario e il cassiere della banca.