VERBANIA - 20-05-2021 -- L’indagine è nata dall’esposto di una minorenne che, abbordata sui social network da una persona che si spacciava per diciassettenne, ha denunciato le avance ricevute. Da un caso nato con l’ipotesi di adescamento e dalla successiva perquisizione domiciliare a carico dell’indagato, il cerchio s’è allargato e l’uomo -un padre di famiglia residente in provincia- è finito a processo al Tribunale di Verbania con pesanti accuse per reati di natura sessuale.
Non solo per l’adescamento di minori (una mezza dozzina quelle accertate dall’analisi dei suoi supporti informatici), ma anche per la creazione di materiale pedopornografico, la sua detenzione e per violenza sessuale su minore, nel caso di specie sulla figlia di 10 anni. Ritraevano lei, in diversi periodi, le foto che gli inquirenti hanno rinvenuto in una memory card della macchina fotografica conservata in casa. La bambina era stata immortalata in posa, nel contesto domestico, nuda. Tra gli scatti anche l’immagine di un bacio sulla bocca tra padre e figlia, l’episodio che la Procura ha contestato come violenza sessuale, reato per il quale però è stato assolto, così come dalla detenzione di materiale pedopornografico. Non, però, dalla produzione del medesimo materiale e dall’adescamento, per i quali è stato condannato a quattro anni e mezzo (l’accusa ne aveva chiesti sette e mezzo), con pene accessorie l’interdizione dai pubblici uffici e la perdita della podestà genitoriale, e con un risarcimento alla figlia, costituita parte civile tramite un procuratore speciale.
Per la difesa l'avvocato Sarha Celestino aveva chiesto l'assoluzione dalla produzione di materiale pedopornografico ritendo che quelle immagini, le uniche trovate in possesso dell'imputato, non fossero scabrose e che, viste in un contesto familiare in cui non v'è traccia di violenza, andassero interpretate diversamente.