VERBANIA - 25-05-2021 - Nel rispetto delle norme sanitarie anti Covid si terrà domani sera, mercoledì 26 maggio (ore 20.30) in piazza Ranzoni un presidio per "la Pace e la Giustizia in Palestina" organizzata da alcune forze del centro sinistra, associazioni, sindacati, chiese (in basso l'elenco).
Con una lettera aperta inviata a Governo, Ue e Onu le organizzazioni chiedono azioni per consolidare il cessate il fuoco siglato nella notte tra 20 e 21 maggio, rimuoverne le cause della violenza e riconoscere lo Stato Palestinese. Nello specifico si chiede di impiegare tutti gli strumenti diplomatici per fermare l'esproprio delle case a Gerusalemme Est e l'espansione delle colonie in violazione di ogni trattato internazionale. In secondo luogo di procedere all’immediato e incondizionato riconoscimento dello Stato di Palestina.
Il presidio è organizzato da:
ANPI, ARCI, Non solo Aiuto, Mani Tese, Chiesa Evangelica Metodista di Verbania, CGIL, CISL, UIL, Partito Comunista Italiano, Sinistra Italiana, Articolo Uno, Sinistra Comune Omegna, Partito Democratico VCO, Centro Islamico di Gravellona Toce.
LA LETTERA APERTA
Salutiamo con grande sollievo la proclamazione del cessate il fuoco e la tregua scattata nella notte fra 20 e 21 maggio.
Tuttavia ora occorre, oltre a rafforzare e stabilizzare la tregua, avviare da subito un'azione politica e diplomatica, a livello internazionale per rimuovere le cause che ciclicamente scatenano le violenze e le azioni militari e riconoscere lo Stato di Palestina.
Lo Stato di Israele è riconosciuto dalla grande maggioranza della comunità internazionale. Perché non riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina? Cosa impedisce di portare a compimento la soluzione dei “due Stati per i due popoli”, sulla base delle risoluzioni delle Nazioni Unite e dell'Accordo di Oslo, naufragato ma tuttora vigente? Solo così si dà senso e sostanza all'impegno per la pace, restituendo speranza e prospettiva agli Israeliani e in particolare ai Palestinesi, che vogliono vivere in pace, lavorare senza umiliazioni, non avere più paura di vessazioni quotidiane, di essere cacciati dalla propria casa, esercitare i propri diritti politici e civili in modo libero e democratico. Si romperebbe lo status quo e quella terribile normalità che causa radicalizzazione, odio e violenza, ridando spazio e voce a chi invece è per la pace, per il rispetto dell'altro, per la convivenza. Una strada molto difficile ed irta di ostacoli, ma l'unica percorribile, che ha bisogno dell'impegno di tutti, dell'azione politica e diplomatica, e mai più dell'uso delle armi e delle guerre.
La sospensione delle elezioni previste per il 22 maggio, la provocazione di gruppi radicali di coloni israeliani in marcia verso i quartieri palestinesi della città vecchia, il viatico concesso ai coloni di espellere i Palestinesi dalle loro case in molti quartieri di Gerusalemme Est e specialmente a Sheikh Jarrah hanno generato una escalation di violenze immediatamente estese in altre città israeliane e palestinesi, fino ai lanci di missili dalla Striscia di Gaza e la conseguente azione militare israeliana.
Ora che le armi finalmente tacciono, dopo oltre 250 morti, migliaia di feriti e decine di migliaia di nuovi profughi, ancora si generano scontri fra la polizia israeliana e i fedeli musulmani sulla spianata delle moschee.
Chiediamo che l’Italia si faccia promotrice di un’azione diplomatica di pace e di rispetto del diritto internazionale chiedendo alle Nazioni Unite, all'Unione Europea e ai capi dei governi che hanno a cuore la pace e la coesistenza tra Palestinesi e Israeliani:
- di impiegare tutti gli strumenti politici, diplomatici e di diritto internazionale per fermare l'espropriazione e la demolizione delle case a Gerusalemme Est;
- di esigere dal governo israeliano la rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono le elezioni libere e regolari in tutti i territori occupati, come previsto dagli accordi di Oslo, firmati dalle parti;
- di sostenere e assistere l'Autorità Nazionale Palestinese per l'organizzazione e la realizzazione del processo elettorale, evitando ulteriori rinvii;
- di inviare osservatori internazionali neutrali per monitorare il processo elettorale, che si svolga secondo gli standard internazionali di trasparenza e con pieno diritto di voto per tutta la popolazione residente in Cisgiordania, nel distretto di Gerusalemme e nella Striscia di Gaza;
- di agire in sede ONU per un immediato riconoscimento dello Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, per permettere ai due Stati di negoziare direttamente in condizioni di pari autorevolezza, legittimità e piena sovranità.