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VERBANIA - 26-05-2021 - La testimonianza di Dario Preziosi, l'insegnante del Cobianchi scampato per puro caso alla tragedia della funivia del Mottarone ha fatto, in questi giorni, il giro dei media scritti e parlati.

E' un racconto sobrio quello che emerge dalle sue parole, assieme alle domande senza risposta di una persona che per una manciata di minuti, assieme dal figlioletto di sei anni, è rimasto fuori dalla cabina della funivia mentre chi era giunto appena prima di lui andava incontro ad un destino di morte.

A ripetere la sua storia c'è chiamare in gioco il fato: l'arrivo a Carciano, la fila per prendere la funivia, la cabina che si riempie e lui che col bimbo rimane fuori, assieme ad altri, in prevalenza bikers che sarebbero saliti al Mottarone in funivia per discenderne sulle due ruote.

E poi il cavo che si rompe, il fermento notato tra il personale, la cabina della discesa che si ferma e la consapevolezza che lassù è successo qualcosa. Ma cosa? Certo nulla di così grave, perchè quanto accaduto nella domenica mattina di Stresa è davvero inimmaginabile.

Solo dopo qualche ora dai fatti il professor Preziosi ne è venuto a conoscenza e da quel momento le domande hanno cominciato a inseguirsi, così come la ricerca minuziosa di quei minuti che hanno fatto la differenza tra l'esserci e lo scomparire, come l'aver parcheggiato la macchina un po' più distante dal solito, e aver perso così un po' di tempo per giungere alla stazione di partenza della funivia. Minuti che valgono la sua vita e quella del suo bambino.


Nella notte si è aperto un nuovo capitolo, l'arresto di tre persone che potrebbero aver coscientemente manomesso il sistema frenante d'emergenza per far sì che l'impianto funzionasse ugualmente, nonostante i problemi che aveva manifestato. E senza freni, la cabina ha avviato la sua corsa nel vuoto con il suo carico di vite. "Ho appreso la notizia con tantissima rabbia - spiega il professore -. Da quel giorno si sono succedute tante fasi, tante emozioni diverse: dalla tristezza al rifiuto di dover accettare la cosa, a dei tentativi di dover superare questa emozione forte.

Oggi subentra invece una rabbia fortissima che cerco di contenere. Una rabbia che ti prende la pancia e ti spingerebbe istintivamente ad agire anche fisicamente nei confronti di chi ha avuto una responsabilità così grande". In tutto questo la necessità di spiegare al bambino quanto accaduto: "Sicuramente ha saputo, vedendo i telegiornali, che qualcosa di grave è successo - aggiunge il professor Preziosi - e che la cabina è caduta, però, grazie a Dio, la sua età non gli permette ancora di realizzare la drammaticità di quello che è avvenuto, per cui lui sa che è caduta una cabina, pensa all'incidente tecnico in sé ma ignora il fatto che ci sia la morte".

Matteo Calzaretta

Antonella Durazzo