TREVISO – 23.01.2016 – La rabbia, la disperazione,
il denaro perso, la chance di un risarcimento e una certa sete di giustizia. Tanti sentimenti spingono i soci “traditi” di Veneto Banca, quelli che hanno acquistato azioni credendo di mettere al sicuro il denaro o quelli che l’hanno fatto per ottenere prestiti o credito, a intraprendere azioni giudiziarie. Più Procure d’Italia si stanno occupando di casi simili e a Roma si indaga sugli ex vertici dell’istituto.
In Veneto, però, c’è chi da mesi s’è schierato in difesa dei piccoli soci e, pur avendo dimestichezza con la giustizia, ritiene inutile se non dannoso avviare nuove cause. È Giovanni Schiavon, già presidente del tribunale di Treviso, magistrato in pensione scelto per guidare l’Associazione azionisti Veneto Banca. “Credo che il nostro principale obbligo sia quello di evitare che gli associati (magari perché lusingati da depistanti promesse o distolti da specchietti per le allodole) possano impegnare ulteriori loro risorse economiche in scelte giudiziarie sbagliate o anche totalmente inutili, oltre che costose e dannose (inutilmente dannose, intendo) per la stessa Banca”, spiega Schiavon che spiega alcuni concetti già ribaditi in passato a proposito delle iniziative legali: “le class-action sono giuridicamente infondate perché le situazioni di danno lamentate non sono omogenee; le azioni di responsabilità sociale (di natura contrattuale) devono essere promosse semmai dalla società stessa (come probabilmente sarà) e non dagli azionisti; le denunce di truffa contro dirigenti e funzionari, con costituzione di parte civile, possono anche risultare fondate, ma non comporteranno alcuna utilità concreta a chi le proporrà, in termini risarcitori; vanno auspicate e favorite le inchieste delle Procure della Repubblica competenti, che hanno l’obbligo di perseguire le malefatte di tutti coloro (e sono molti) che potrebbero avere responsabilità penali; sono, invece, preferibili le azioni risarcitorie (per responsabilità extracontrattuale) contro i revisori, le uniche che, a nostro giudizio, potrebbero anche comportare concreti e utili risarcimenti di danni”.
Per Schiavon il problema è molto più ampio e la rabbia non può limitarsi ai “bersagli” più vicini.
“Sicuramente ci sono state anche condotte di mala gestio (che devono essere perseguite, ribadisco), ma non sono ancora emerse le più gravi colpe dei regolatori: collegi sindacali, Bankitalia, Consob e Società di Revisione. Insistere esclusivamente sulle presunte malefatte dei primi significa assolvere sempre coloro che hanno gravi colpe nei disastri bancari e che l’opinione pubblica – per comoda e deliberata distrazione – omette sempre di porre nella giusta luce. Non Vi pare forse inquietante la sistematica omissione di controllo dei dati dei bilanci da parte dell’unico soggetto che può (e dove, per specifico suo incarico) farlo? Tutto qui. Cerchiamo di non farci depistare perché c’è una scala di responsabilità che va sempre tenuta ben presente”.