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VERBANIA - 05-06-2021 -- No alla messa alla prova: andranno a processo. Il Tribunale di Verbania ha respinto la richiesta dei due verbanesi d’origine albanese che la sera del 2 maggio scorso furono arrestati per resistenza. Davanti a un bar del centro di Intra, alla richiesta di mostrare i documenti per un controllo anti-Covid, fratello e sorella di 37 e 32 anni, Maringlen e Marinela Stojani, reagirono verbalmente e fisicamente ai poliziotti in borghese. Lei sfilò la pistola a uno dei tre, graffiandolo al volto. Lui scalciò e si dimenò provocando lesioni ad altri due, compreso uno di coloro che era arrivato a rinforzo dei colleghi. Ci volle quasi mezzora, e l’utilizzo dello spray al peperoncino, per concludere l’arresto, durante il quale -secondo gli Stojani- la polizia eccedette nell’uso della forza, tanto che fratello e sorella si sono riservati di sporgere denuncia.

Al di là di questa ipotesi, entrambi sono a processo per resistenza e lesioni. Nel procedimento per direttissima che s’è tenuto in settimana, il giudice Antonietta Sacco ha rigettato la richiesta di messa alla prova -lavori socialmente utili e condotta riparatoria per estinguere il reato- avanzata dai due tramite l’avvocato Gabriele Pipicelli. Maringlen perché ha precedenti e una recidiva, Marinela perché avrebbe reso al Tribunale dichiarazioni che non paiono del tutto genuine in sede di convalida dell’arresto. Alla precedente udienza aveva motivato la richiesta di revoca della misura cautelare (obbligo di firma) con la necessità di recarsi in Spagna, dove l’attendeva un contratto di lavoro, una circostanza -ha rilevato il giudice- che non ha trovato pieno riscontro. Per lei c’era il parere favorevole del pm Sveva De Liguoro.

Senza riti alternativi il procedimento prosegue. Si torna in aula giovedì prossimo, ma solo per la riassegnazione del fascicolo perché, respinta la messa alla prova, il giudice Sacco s'è dichiarata incompatibile. Nel procedimento sono costituiti parte civile tre dei poliziotti intervenuti, che hanno riportato lesioni e che si sono rivolti all’avvocato Canio Di Milia. Uno di loro, che inizialmente aveva una prognosi di 30 giorni, ne avrà ancora per una ventina. Prodotto al pm, il certificato medico potrebbe portare all’aggravamento del capo di imputazione (contestato solo a Maringlen) da lesioni a lesioni gravi.