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ORNAVASSO - 13-06-2021 -- All’ora di pranzo del 3 ottobre, quando il Toce era ormai esondato, era stato evacuato in gommone. I vigili del fuoco avevano prelevato lui, moglie e figlia di quattro anni dalla finestra del primo piano della loro villetta di via delle Gasse.

Due auto a mollo, la casa allagata, danni per decine di migliaia di euro… La disavventura di Raffaele Soncin, 45 anni, di professione impiegato, è iniziata con un evento climatico imprevedibile e s’è conclusa con un altrettanto meno prevedibile inghippo burocratico, coronato da un rimpallo di responsabilità.

Pur avendone diritto e pur avendo seguito tutta la trafila che gli era stata indicata, non percepirà l’indennizzo per le spese d’alloggio (un massimo di 1.800 euro, 200 euro per persona al mese per non più di tre mesi) sostenute nel periodo in cui non ha potuto vivere a casa ed è stato ospite di parenti.

Questo è l’epilogo, per comprendere il quale bisogna risalire all’origine, ai giorni post-alluvione. Il comune di Ornavasso informa che si può chiedere, tramite la Regione, un risarcimento dei danni patiti. La famiglia Soncin, come altre decine evacuate a Ornavasso (paese di poco più di 3.000 abitanti) s’attiva. Raffaele cerca informazioni sul sito internet della Regione e scopre -nessuno del Comune l’aveva informato- che esiste anche un indennizzo per gli sfollati, tecnicamente chiamato “contributo di autonoma sistemazione”.

Unico di Ornavasso a farlo, scarica il modulo lo compila e, poi, si reca in municipio. È il 22 ottobre. “Porto il modulo in Comune ma mi dicono che di quel modulo non ne sanno niente e che lascia il tempo che trova e comunque il famoso Modulo B1 c’è tempo fino al 13 dicembre per consegnarlo (io l’avevo anticipato via mail il 26 ottobre - spiega - e ho aspettato fino al 3 dicembre per consegnarlo”. Lo protocolla in effetti due mesi dopo l'alluvione, insieme a quello per il rimborso dei danni (una storia a parte), che peraltro aveva come scadenza di deposito il 30 novembre “ma non lo sapevo perché a me non era stato detto”.

Passano mesi e, non ricevendo, né il denaro, né una risposta, ad aprile s’attiva. Il giorno 26 scrive alla Regione una e-mail in cui chiede a che punto sia la pratica. Solo allora scopre che a Torino non c’è nessuna pratica perché, così scrive la Regione, il comune di Ornavasso non l’ha mai trasmessa e avrebbe dovuto farlo entro il 30 novembre.

“Ma come è possibile?” - si domanda, contattando il comune di Ornavasso e andando anche dal sindaco Filippo Cigala Fulgosi. Nell’appuntamento con il primo cittadino, guardano insieme le carte, lui contatta in viva voce un disaster manager della Regione ma la risposta è che la domanda è fuori tempo massimo e non si può fare nulla.

Torino è irremovibile perché sostiene di non aver mai ricevuto da Ornavasso la scheda; Ornavasso si giustifica dicendo che il modulo è stato depositato in ritardo; e il privato cittadino -che pure s’era ingegnato a trovare da solo un aiuto di cui nessuno l’aveva informato (ma nemmeno le altre famiglie sfollate del paese)- resta col classico cerino in mano. “Ho fatto tutto come mi è stato detto, anche col Comune: non ho sbagliato eppure ci rimetto io” - racconta con amarezza e disappunto Soncin.