TORINO – 26.01.2016 – Torino come Verbania.
S’è aperto questa mattina nel capoluogo piemontese il processo per la firmopoli delle elezioni regionali del 2014, quelle vinte da Sergio Chiamparino e subito contestate. All’indomani della proclamazione degli eletti alcuni esponenti leghisti, tra cui Mario Borghezio e Patrizia Borgarello, denunciarono irregolarità nella raccolta firme del centrosinistra, avviando un ricorso elettorale che è già passato al vaglio del Tar (mantenendo di fatto in sella Chiamparino) e che ora giace al Consiglio di Stato in attesa, a giorni, di un pronunciamento.
Sul fronte penale, dopo l’avviso di chiusura indagini, s’è aperto oggi il processo alle 10 persone (un consigliere regionale, Daniele Valle, e altre figure secondarie del centrosinistra piemontese, compresi funzionari di partito). Di fronte al gup s’è discussa della costituzione di parte civile di 20 persone, semplici cittadini o ex politici come il leghista Roberto De Magistris, ex vicesindaco di Verbania e ex consigliere regionale nella giunta Cota. Il giudice ha accettato tutte le richieste, come del resto aveva fatto il mese scorso la collega di Verbania nella firmopoli verbanese, chiusa con 8 patteggiamenti.
I riti alternativi, nella fattispecie patteggiamenti o rito abbreviato, sono una discriminante non indifferente nella vicenda torinese, perché se il Consiglio di Stato ribadisse la decisione sul caso Giovine e la giunta Cota, cioè ritenesse una sentenza penale definitiva sufficiente a confermare l’illecito e a esprimere un giudizio amministrativo, e se qualcuno dei dieci patteggiasse rendendo definitiva la pena, si rischierebbero risvolti sulla composizione del Consiglio regionale. Il gup ha rinviato al 12 febbraio ogni decisione. Per quella data dovrebbe già esserci il pronunciamento del Consiglio di Stato.