VERBANIA - 15-06-2021 -- S’è finto il cliente che l’aveva denunciato per un lavoro mal eseguito, cercando di carpire informazioni private e riservate al dentista chiamato a “riparare il danno”. Se l’è cavata con 22 giorni di reclusione (pena sospesa col beneficio della non menzione) perché il giudice gli ha riconosciuto il tentativo del reato di sostituzione di persona, il 43enne odontotecnico di Napoli che nel febbraio del 2019, nel pieno di un contenzioso con un ossolano di 44 anni, aprì una casella di posta elettronica a suo nome e, tramite essa, scrisse alla clinica domese dov’era in cura, chiedendo di avere un riepilogo delle sedute e dei trattamenti sino a quel momento avuti.
Alla segretaria della clinica quell’e-mail parve strana, per il tono e per il contenuto, perché chiedeva informazioni ampiamente a conoscenza del cliente e che mai aveva dato segno di necessitare. Insospettita, telefonò al numero fornito con l’e-mail per un riscontro. Rispose un uomo con un accento napoletano che ritenne non fosse il cliente ossolano. Segnalò l’anomalia ai responsabili della clinica e ne venne informato il paziente, che riconobbe nel numero di telefono quello dell’odontotecnico che aveva denunciato e che l’aveva curato tempo addietro in una struttura di Milano, con risultati che riteneva non solo inadeguati, ma che gli avessero anche provocato lesioni.
“L’ha fatto a fin di bene, per difendersi nella causa” - ha sostenuto l’avvocato della difesa, non negando la sostituzione di persona ma ritenendola un tentativo, poiché l’e-mail non ingannò la segretaria e non portò all’acquisizione di informazioni mediche riservate.
La condanna è stata quindi assai contenuta rispetto alle richieste del pm Anna Maria Rossi (quattro mesi). La parte civile, costituita con l’avvocato Enrico Albert, non ha ottenuto un risarcimento se non per le spese legali sostenute.