VERBANIA - 27-06-2021 -- Simulare il disastro del 23 maggio utilizzando la cabina superstite e, in una sorta di crash test, ricavare maggiori informazioni sull’incidente. È questa la richiesta che Andrea Da Prato, legale del direttore d’esercizio Enrico Perocchio, ha avanzato al gip Elena Ceriotti nell’ambito dell’incidente probatorio sulla tragedia della funivia Stresa-Mottarone. L’avvocato l’ha presentata giovedì, depositandola in cancelleria e aggiungendo ulteriore carne al fuoco sugli accertamenti irripetibili che inizieranno l’8 luglio.
L’inchiesta sullo schianto della cabina numero 3, nel quale hanno perso la vita 14 persone e una è rimasta ferita, procedono infatti in due filoni. Il primo prende spunto dal mancato funzionamento, all’atto della rottura del cavo traente, dei freni d’emergenza che, per ammissione del caposervizio Gabriele Tadini (indagato insieme a Perocchio e Nerini e attualmente ai domiciliari), erano stati manualmente disabilitati con l’inserimento tra le ganasce dei “forchettoni” che hanno impedito il blocco della cabina alla fune portante. I periti stanno analizzando i supporti informatici sequestrati per capire chi fosse a conoscenza, e se l’avesse avallata, di questa pratica vietata ed estremamente pericolosa che, già da aprile –alla riapertura post lockdown– veniva applicata alla cabina 3 in seguito ai continui allarmi segnalati dal sistema e a noie che due interventi di manutenzione non avevano risolto.
Il secondo investiga i motivi della rottura della traente, che possono essere conosciuti solo attraverso analisi tecniche e perizie per le quali è necessario -oltre che la presenza di tutte le parti in causa, per ragioni di equità delle indagini- rimuovere la cabina che giace, piantonata dalle forze dell’ordine, nel bosco.