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VERBANIA – 29.01.2016 – Quella sul frontalierato

è una partita delicata, lunga, che si gioca da mesi e che si giocherà per almeno un paio d’anni. Una partita che ha come campo di gioco l’asse Berna-Roma e la cui posta in palio è il futuro dei 6.000 frontalieri che abitano nel Vco e che lavorano quotidianamente oltreconfine. Due i nodi da sciogliere: le tasse per i lavoratori (si risparmierà o ci sarà un aggravio?) e i ristorni per i Comuni (ci saranno ancora? Per intero?).

Su questi temi c’è l’impegno del parlamentare del territorio, Enrico Borghi, che oggi a Verbania ha provato a fare il punto della situazione annunciando una prossima iniziativa parlamentare e garantendo che: 1) non ci sarà una stangata per i frontalieri, 2) non sarà nell’immediato.

A oggi lo stato dell’arte è il seguente. Con l’adozione della voluntary disclosure tra Italia e Svizzera la revisione del trattato italo-elvetico del 1974 è stata stralciata. Prima di Natale i due ministri dell’Economia hanno ricevuto il testo elaborato dai funzionari economici e diplomatici che, secretato, è al vaglio di Roma e Berna. Una volta approvato dal consiglio dei ministri approderà in parlamento per un voto secco: sì o no. “Stiamo lavorando – dice Borghi che anticipa per il mese di febbraio una serie di mozioni congiunte Pd-Lega Nord per approfondire il problema del frontalierato – con alcuni obiettivi: la reciprocità tra lavoratori e imprese italiani e svizzeri, la definizione delle aree di frontiera e dello status i frontaliere, l’imposizione fiscale”. È su quest’ultima che si misurano le preoccupazioni dei lavoratori, che in futuro dovranno pagare una parte di tasse in Italia mentre oggi, per il Fisco, sono sconosciuti. “Qualcuno pagherà di più, qualcuno di meno – afferma – ma assicuro che non ci sarà una mazzata. E, poi, chiederemo che l’allineamento avvenga tra un minimo di dieci e un massimo di venti anni dall’entrata in vigore dell’accordo”.

Un altro fronte è quello dei ristorni frontalieri, denaro che transita da Berna a Roma e che da Roma torna in parte ai Comuni, che senza sarebbero in ginocchio. “Chiediamo che la cifra non sia inferiore a quella corrisposta nell’ultimo anno”.

Intanto il fronte politico e i rapporti, specialmente con il Canton Ticino, sono tesi. “Con febbraio sarà in vigore una legge cantonale che discrimina i nostri professionisti e le nostre aziende: abbiamo già sollecitato il governo federale”.