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VERBANIA - 08-09-2021 -- Si decide oggi il futuro della cabina numero 3 della funivia del Mottarone. Alle ore 10, nell’aula B del palazzo di giustizia, il gip Elena Ceriotti incontra i periti e i consulenti di parte dell’incidente probatorio chiesto dagli indagati Del procedimento penale scaturito dopo il disastro del 23 maggio, quando il cedimento della fune traente della funivia, unito al mancato intervento dei freni d’emergenza (disattivati meccanicamente su disposizione del caposervizio) fece precipitare la cabina con a bordo 15 persone, 14 delle quali decedute.

La Procura di Verbania, nell’indagine condotta dal procuratore capo Olimpia Bossi e dal sostituto Laura Carrera, contesta i reati di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravissime, rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Nel registro delle notizie di reato sono iscritti i nomi di 12 persone e di 2 società. Oltre ai responsabili delle Ferrovie del Mottarone, l’amministratore unico Luigi Nerini, il direttore di esercizio Enrico Perocchio e il caposervizio Gabriele Tadini (che è ai domiciliari, unico colpito da un provvedimento restrittivo), ci sono tecnici e manager delle società di manutenzione.

Oggi periti e consulenti di parte si confronteranno col gip sui primi esiti degli accertamenti tecnici e, soprattutto, discuteranno della rimozione della cabina numero 3 e dei suoi detriti, che giacciono sul ripido pendio del Mottarone dal 23 maggio. Ci sono problemi tecnici da affrontare, perché se è vero che il materiale può essere prelevato impiegando un elicottero, è altrettanto vero che lo spazio di manovra attorno al luogo dell’impatto è ridotto, limitato dal cavo portante da un lato, e dal bosco dall’altro. Se si vuole asportare la cabina per intero ci sono due soluzioni: abbassare il cavo portante (operazione molto costosa) o disboscare svariate decine di piante. L’alternativa è tagliare la cabina in loco per poterla spostare più agevolmente via terra.

Spetterà al gip decidere, valutata l’importanza ai fini investigativi di avere un reperto integro o meno.