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VERBANIA - 24-09-2021 -- “Ero fuori di me, mi era stata data la droga dello stupro”. Da un banale caso di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale all’ipotesi di gravi reati commessi ai suoi danni. Si difende così, fornendo una versione totalmente differente alla Procura, la 49enne ucraina residente a Novara che, il 14 luglio del 2018, fu protagonista di una rocambolesca (e boccaccesca) scena all’interno e all’esterno dell’hotel Villa Carlotta di Belgirate. La sera, dopo l’orario di cena, uscì urlando dalla sua stanza avvolta solo -finché non si slacciò- d’una vestaglia. “Dov’è? dov’è?” gridava mentre correva nel corridoio bussando alle porte delle altre stanze. Non si fermò nemmeno alla reception e, oltre, in strada. A lato della statale 33 cercò di fermare i veicoli in transito rischiando di finire investita. Arrivò sul posto una pattuglia dei carabinieri di Stresa e, poco dopo, un’ambulanza del 118. Ai militari oppose resistenza e, tra insulti e minacce di morte, prima di finire ammanettata strappò le mostrine a un brigadiere e gli strizzò i testicoli. Per questi fatti è a processo al Tribunale di Verbania, con i due carabinieri -l’aggredito e il collega- costituiti parti civili. I testi chiamati alla sbarra hanno ricostruito i fatti di quel giorno. La signora aveva prenotato una camera matrimoniale per un weekend romantico sul lago che avrebbe trascorso con un ex carabiniere pugliese conosciuto su Facebook. Era andata a prenderlo all’aeroporto, avevano trascorso insieme il pomeriggio ma, a cena, lei era già ubriaca. Una volta saliti in camera lui non ne aveva più voluto sapere e, mentre l’altra era in bagno, era scappato a gambe levate chiedendo un passaggio all’aeroporto a un cameriere che smontava dal servizio dimenticandosi pure in camera la carta d’identità. Non bevo e non ero ubriaca – si difende lei –. Eravamo andati in albergo come amici e avevo prenotato una matrimoniale solo per risparmiare. Lui ha insistito per avere un rapporto che non volevo e ho rifiutato. Poi mi ha fatto bere acqua da una bottiglietta e sono stata male. Mi sentivo pesante, senza controllo. Mi sono seduta sul water e quando mi sono ripresa ero agitata. Sono uscita gridando e non ricordo che cosa ho fatto: l’anima s’è staccata dal corpo e l’ho visto dall’alto. Nei giorni successivi sono andata in una clinica e il medico mi ha detto che mi avevano dato la droga dello stupro e che ero fortunata ad essere viva. Esauriti i testimoni, il processo riprenderà il 12 novembre, con le conclusioni di accusa e difesa e con la sentenza, limitata agli episodi di resistenza e oltraggio. Per le altre accuse, alle quali non sono seguite denunce, le valutazioni sono rimesse alla Procura.