TORINO – 11.02.2016 – La firmopoli regionale
tiene in ansia Chiamparino e il Pd. Discussa a fine gennaio e rinviata per permettere agli indagati di valutare riti alternativi, è convocata per domani al tribunale di Torino l’udienza preliminare che potrebbe cambiare la geografia politica di Palazzo Lascaris. Come riporta il sito di informazione e politica torinese Lo Spiffero tra i dieci imputati (politici di secondo piano e funzionari di partito del Pd) per aver “manomesso” alcune liste delle elezioni regionali 2014, ci sarebbe un diffuso orientamento a patteggiare o, quantomeno, a chiedere il rito abbreviato. Le ragioni stanno nei vantaggi che questi riti alternativi concedono in termini di pena, ma anche di costi. Il patteggiamento, infatti, escluderebbe – come accaduto per la firmopoli verbanese – il riconoscimento, in caso di condanna, dei danni da risarcire alle parti civili. Parti civili che, col rito abbreviato, si fermerebbero nel numero a quelle – non poche – già costituite e accettate dal gup, tra cui diversi esponenti della Lega Nord compreso l’ex consigliere regionale verbanese Roberto De Magistris. Scegliere la strada del processo ordinario e pubblico significa invece, in caso di rinvio a giudizio, esporsi a una possibile class action i cui effetti, se vi fosse condanna, sarebbero onerosi già solo sulle parcelle degli avvocati.
Queste valutazioni, affidate ai legali degli indagati, si scontrano con altri ragionamenti di natura politica. Come stabilito nel caso Giovine (la fine anticipata della legislatura del governatore Roberto Cota), una condanna penale definitiva – come il patteggiamento, che vi è equiparato a tutti gli effetti – è sufficiente al Tar e al Consiglio di Stato per annullare l’esito elettorale delle liste “incriminate”. Il Consiglio di Stato, fatto non secondario, proprio in questi giorni dovrebbe esprimersi sul ricorso della leghista Patrizia Borgarello alla sentenza del Tar Piemonte che ha escluso parte delle liste pro-Chiamparino dal possibile annullamento. L’effetto combinato delle due azioni della magistratura potrebbe avere effetti negativi sulla maggioranza che da un anno e mezzo governa il Piemonte.