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ROMA – 11.02.2016 – Sergio Chiamparino

può tirare un sospiro di sollievo. A poche ore dall’udienza preliminare in cui si discuterà del rinvio a giudizio – o dei riti alternativi: patteggiamento o abbreviato – per i 10 imputati della firmopoli regionale delle elezioni 2014, è arrivata da Roma la sentenza che spegne le speranze dei ricorrenti (Patrizia Borgarello, militante del Carroccio) di veder cadere per via giudiziaria la giunta regionale.

Il Consiglio di Stato, infatti, ha confermato la decisione del Tar subalpino respingendo l’appello nel quale si chiedeva, oltre a dichiarare la nullità della lista Pd di Torino, di estenderla al listino del presidente e al Pd cuneese, circostanza che avrebbe fatto mancare i numeri al governatore.

I giudici di Palazzo Spada hanno confermato l’improcedibilità dei ricorsi tardivi e fatto proprio l’assunto – contrariamente al “caso” Giovine-Cota – che lo scarto elettorale in termini di voti tra Chiamparino e gli altri era troppo ampio per poter invalidare le elezioni, considerando anche che il Pd è il partito del presidente e le intenzioni degli elettori di votare l’uno e l’altro sono ragionevoli.

Resta aperta la questione Torino, che potrebbe accelerare se arrivassero le prime sentenze penali definitivi. Nel caso in cui il ricorso fosse accolto, potrebbero perdere il seggio a Palazzo Lascaris gli eletti del capoluogo e si dovrebbe ridefinire la geografia dell’aula.