1

fiammetta masude rindi
VERBANIA – 12.02.2016 – “Paolo torna a casa,

ti aspettiamo”. Fiammetta Masude, la mamma di Paolo Rindi, lo studente varesino di 20 anni che è sparito due settimane fa nei boschi della Val Grande, è convinta che il figlio sia vivo e che, anziché disperso nei boschi, sia salvo e non voglia farsi trovare. Quella che ieri era una sensazione è diventata con il passare delle ore una speranza e forse anche qualcosa di più. Il motivo è custodito in California, sede legale di Facebook, dove si trovano le uniche persone in grado di svelare il mistero di quegli accessi che ormai sono documentati.

Qualcuno, nell’ultima settimana, ha avuto accesso al profilo Facebook di Paolo, visualizzando i messaggi delle chat invitatigli da parenti e amici, ma senza rispondere. Chi è stato? La domanda non ha una risposta proprio perché gli unici a poterlo spiegare sono gli amministratori della società americana, che custodisce i dati della navigazione. Dati che i familiari chiedono con insistenza ma che vanno recuperati con una rogatoria internazionale i cui tempi sono lunghi, per non dire lunghissime.

Stamattina Fiammetta s’è recata in Procura a Verbania proprio per sollecitare le indagini. E, all’uscita, è stata intervistata da una troupe Rai che ha trasmesso la segnalazione al Tg1 delle 20 e al Tgr Lombardia. Ha lanciato un appello al figlio, invitandolo a fare ritorno a casa, dove lei, il papà e la sorella lo attendono con trepidazione.

Al momento non c’è prova che Paolo sia vivo e nascosto. Al di là del “mistero” di Facebook, la sim-card dello studente di filosofia è inutilizzata. Questo significa che si può con certezza escludere che stia navigando dal suo cellulare a meno che non lo faccia in modalità wireless accedendo a una connessione fissa. L’altra ipotesi che spiegherebbe l’accesso a Facebook è che qualcuno, a conoscenza di username e password, acceda guardando i messaggi.