VERBANIA - 10-12-2021 -- Non solo Covid-19. Se l’emergenza sanitaria degli ultimi due anni è stata la pandemia da coronavirus, le altre malattie e patologie di cui soffre il cittadino medio non sono “andate in vacanza”. Eppure curarle, ma ancor prima diagnosticarle, è diventato sempre più difficile. A iniziare dai medici di famiglia, razza in via di estinzione che, negli ultimi anni, è stata decimata dai pensionamenti (prevedibili per ragioni anagrafiche e ampiamente previsti) non numericamente compensati dalle assunzioni (anche per via del numero chiuso nelle facoltà di Medicina).
Tra dottori in quiescenza, in malattia o sospesi perché no vax, la penuria è stata di recente corretta dalla Regione portando il numero massimo di pazienti mutuabili per medico da 1.500 a 1.800. L’incremento del 20% ha permesso al paziente scoperto di avere un punto di riferimento, naturalmente a scapito dell’accessibilità, perché gli orari sono rimasti immutati.
Chi ha problemi di salute da approfondire, dunque, se e quando riesce a farsi visitare, ottiene un’impegnativa per una visita o un esame specialistico. Quattro le sigle che accompagnano la richiesta: U (urgente, entro le 72 ore), B (breve, entro 10 giorni), D (differibile, entro 30 giorni, 60 per gli esami), P (programmabile, di norma entro 120 giorni, elevati a 180).
Con l’impegnativa in mano si può chiamare il Cup e, a quel punto, sapere quando si verrà visitati in una struttura pubblica (Domo, Verbania, Omegna, Villa, Stresa, Cannobio) o privata convenzionata (istituto Garofalo, Coq o Auxologico). Un’idea di massima, comunque, se la si può fare consultando la tabella redatta mensilmente dall’Asl, che monitora i tempi di attesa medi, anche rispetto a quelli massimi di legge.
La situazione del Vco, fotografata a ottobre (i dati di novembre ancora non ci sono), è tutt’altro che buona.
Visite
Su 18 tipi di visite prenotabili, solo 4 (22%) sono “regolari”. Sono le visite oncologica (4 giorni), radioterapica pretrattamento (3), odontoiatrica (18), e il colloquio psichiatrico (13). Con 31 giorni -ma disponibilità solo al Coq, perché l’Asl attualmente non eroga il servizio- sfora di poco i 30 giorni quella vascolare. Tutte le altre prestazioni sono fuori scala, con gravissime lacune per visite allergologiche e urologiche, che arrivano a 175 giorni ciascuna. Chi chiama oggi per prenotarsi, sarà visitato a giugno 2022. Non va troppo meglio per la cardiologia (147) e la pneumologia (120, peraltro solo a Villa Caramora tramite l’Auxologico).
Esami strumentali
Per gli esami non si dovrebbe attendere più di 60 giorni. Su 67 servizi forniti dall’Asl Vco -tra questi non rientra la spirometria semplice, inaccessibile in provincia- poco più di un terzo (27) sono nei tempi soglia. Le performance peggiore spetta alla colonscopia con endoscopio flessibile, e alla biopsia a retto e colon, per le quali si devono attendere 272 giorni, cioè ben nove mesi: il tempo di una gravidanza. Paradossalmente, proprio la scorsa settimana, l’Asl ha presentato con soddisfazione il nuovo colonscopio pediatrico donato dai privati e pagato 30.000 euro. Un apparecchio all’avanguardia e utile che, tuttavia, richiede il personale per farlo funzionare.
Altri esami quasi imprenotabili sono la scopia dell’esofago (160 giorni), l’ecocardiografia (117), e il test cardiovascolare da sforzo (112).
Un discorso a parte lo meritano Tac, risonanze magnetiche ed ecografie, i cui tempi d’attesa sono contenuti -pur sempre fuori norma- solo grazie alle strutture private accreditate. Garofalo, Auxologico e Coq permettono infatti di abbassare sensibilmente i tempi, altrimenti superiori ai tre mesi.