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dea corridoio
VERBANIA – 18.02.2016 – Uno specchietto per le allodole,

un miraggio che ha fatto sparire tutto d’un tratto i problemi della sanità e silenziato questo argomento. È questo, secondo la visione del Movimento 5 stelle, ciò che è accaduto con l’ospedale unico. “Dopo aver esultato per l’ospedale unico, le amministrazioni sembrano non vedere più problemi”, dicono i pentastellati verbanesi che hanno presentato un’interpellanza che sarà discussa nel prossimo Consiglio comunale proprio per tornare a parlare di sanità. “Cosa è stato fatto della riorganizzazione del territorio nel Vco e quali sono i risultati emersi dal tavolo di lavoro regionale, che ha coinvolto anche un referente per il Verbano e come mai ad oggi, l'Asl Vco non ha ottemperato a quanto la regione ha deciso in merito al numero dei medici di continuità assistenziale?”, si chiedono rispolverando la famosa “medicina territoriale”, la delocalizzazione sul territorio di un certo numero di servizi primari che, prima dell’annuncio dell’ospedale unico, era considerata la panacea della sanità provinciale. “Nessuno parla più delle aggregazioni dei medici di medicina generale, che negli intenti del piano sanitario regionale, si dovevano costituire in gruppo per sopperire ai bisogni della popolazione. Bisogni espressi nell’elevato numero dei codici bianchi ai Dea e che la regione interpreta come la “non presa in carico” dei pazienti, soprattutto anziani con patologie croniche – scrive il M5S –. É bastato tirare fuori “il miraggio” dell'ospedale unico che d’incanto il territorio, la medicina territoriale, quella propagandata come soluzione, è sparita. Ci hanno tranquillizzato spiegando che i tempi di attesa sono regolari, nella media, dimenticando però di dire che, ad esempio, per un esame cardiologico a Domodossola ci vogliono 117 giorni di attesa contro i 30 previsti, oppure un ecocardio che ne ha 160 contro i 60, un test da sforzo a Domodossola150 gg. e 125 a Verbania contro i 60 gg. previsti. Certo è più semplice favoleggiare di un progetto che per adesso non è nemmeno sulla carta, i cui denari negli intenti della Regione saranno privati, anziché mettere mano ad una vera rivoluzione sanitaria, potenziando il territorio e aprendo la strada al futuro della sanità cosi, come negli altri paesi europei, dove i bisogni del cittadino vengono presi in carico dal territorio”.