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VERBANIA - 23-12-2021 -- Anche se la manovra fu regolare, la velocità moderata e se fu la moto a finire contro l’auto, ha avuto responsabilità nell’incidente. Cinque mesi e dieci giorni, la pena più bassa possibile per l’omicidio stradale considerando tutte le attenuanti, è quella che il gip Elena Ceriotti ha stabilito per il 57enne automobilista omegnese che, la sera del 27 giugno, era al volante dell’auto contro la quale perse la vita il sedicenne Matteo Cerottini.

In via Pascoli, quartiere Bagnella di Omegna, l’uomo stava rincasando quando, in via Pascoli -strada a senso unico- espose la freccia per svoltare a sinistra. Iniziò la manovra e, in un attimo, la Yamaha condotta dallo studente lo urtò. L’impatto, che i periti stimano sia avvenuto a bassa velocità, di norma gli avrebbe procurato ematomi o fratture. La sua sfortuna fu che, sfondando con il casco il finestrino posteriore, i cocci di vetro gli provocarono ferite gravissime al collo che ne causarono in poco tempo il decesso.

Per la Procura di Verbania, pur sussistendo la corresponsabilità del giovane, si trattò comunque di un incidente colposo, nel quale l’automobilista ebbe la colpa –così come contestato dal capo di imputazione– di non verificare negli specchietti retrovisori che la strada fosse sgombra al momento della svolta. Una responsabilità “residuale” secondo il pm Gianluca Periani, che ne ha chiesto la condanna a 5 mesi e 10 giorni. Per la difesa, sostenuta dall’avvocato Giuliano Clementi, non ci furono responsabilità del conducente, che non effettuò alcuna manovra proibita o pericolosa e che non avrebbe potuto evitare lo scontro.

Nel procedimento con rito abbreviato condizionato all’acquisizione di una perizia cinematica, il gip ha accolto le tesi dell’accusa, condannando l’automobilista. Nel processo non c’erano parti civili: l’assicurazione ha liquidato i parenti in sede stragiudiziale.