VERBANIA – 22.02.2016 – La giustizia s’è fatta viva
il 3 febbraio sotto forma di una cartella esattoriale. Dal tribunale di Torino è arrivato al Comune di Verbania un sollecito di pagamento di “ben” 64,80 euro. Una cifra irrisoria, una goccia nel bilancio milionario dell’ente, che chiude però un contenzioso lungo dieci anni e giunto al limite del paradossale, per non dire del farsesco. Tutto inizia il 2 luglio del 2006, quando nella rubrica delle lettere del quotidiano “La Stampa” compare uno scritto firmato da Leonardo Trentini Fioravanti, già candidato sindaco e presidente del Go Vco, Gruppo d’opinione Vco. Pochi giorni prima in corso Mameli, di fronte al bar Lucini, s’è verificato un incidente mortale. Un’auto ha investito e ucciso Giovanni Quarato, membro della segreteria cittadina dell’Udc, ferendo un’altra persona che era con lui. Fioravanti si lamenta delle pessime condizioni di illuminazione del corso, addebitando la responsabilità dell’incidente all’Amministrazione di Verbania. La giunta, allora presieduta dal sindaco Claudio Zanotti, si ritiene diffamata e prima intima a Fioravanti di rettificare per poi, di fronte al rifiuto, adire le vie legali. Viene affidato all’avvocato Giuseppe Russo l’incarico di presentare una querela. La Procura di Torino (tribunale competente perché lì si trovano le rotative della Stampa) istruisce il processo, rinvia a giudizio Fioravanti, nei cui confronti il Comune di costituisce parte civile. Il processo penale si chiude in primo grado il 26 marzo 2008 con l’assoluzione di Fioravanti per l’esercizio del diritto di critica. Il Comune ritiene l’assoluzione ingiusta e ricorre il 9 giugno. I tempi lunghi della giustizia fanno sì che l’appello sia fissato solo nel 2014, quando in carica c’è la giunta di Silvia Marchionini che, con buon senso, a fronte della forte probabilità di perdere la causa e di altre spese legali in vista, rinuncia. Ora ci sono da pagare le ultime spese processuali, che però s’aggiungono ai 2.900 d’anticipo versati quasi dieci anni fa all’avvocato e agli altri 8.100 circa che ha reclamato nel 2013 perché nessuno l’aveva saldato.
Di questi dieci anni resta una causa per diffamazione inconsistente e una maxiparcella a carico della collettività, compresa la cartella esattoriale da 64,80 euro.