TREVISO - 21-01-2022 -- La sentenza arriverà il 4 febbraio, ma i reati potrebbero prescriversi già prima del processo d’appello. Sono cinque anni che la giustizia incalza Vincenzo Consoli. L’ex direttore generale e amministratore delegato di Veneto Banca è ritenuto dagli inquirenti uno dei principali artefici del crac dell’istituto di credito di Montebelluna, che ha bruciato miliardi di euro che i risparmiatori avevano investito in azioni. Consoli sarebbe colui che, nascondendo la reale situazione della banca, avrebbe operato l’aumento di capitale che s’è rivelato inutile e che ha, comunque, azzerato il capitale sociale.
Per questi fatti è in dirittura d’arrivo al Tribunale di Treviso un procedimento penale che lo vede alla sbarra con le accuse di ostacolo alla vigilanza, falso in prospetto e aggiotaggio. Per quest’ultimo reato in dicembre è caduta la mannaia della prescrizione, che s’avvicina anche per gli altri due. Intanto ieri, nell’ultima udienza dibattimentale, i pm Massimo De Bortoli e Gabriella Cama ne hanno chiesto la condanna a 6 anni.
A chiedergli i danni ci sono anche numerosi risparmiatori del Vco, che già s’erano costituiti parte civile a Roma. Nella capitale, sede di Bankitalia e dell’autorità di vigilanza, i pm avevano istruito un processo che, giunto sino all’udienza preliminare, è stato trasferito per competenza territoriale a Treviso e, lì, reistruito modificando capi d’imputazione e imputati e individuando come unico responsabile proprio Consoli.