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tribunale7
VERBANIA – 23.02.2016 – Il meccanismo, oliato,

funzionava tra le pieghe della burocrazia e con il venire meno della “vittima”. Con l’accusa di peculato, abuso d’ufficio e falsità commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico è a processo a Verbania Salvatore Cilia, ex impiegato dell’Inps in servizio a Gravellona, poi licenziato dall’ente previdenziale. Per l’accusa sostenuta dal sostituto procuratore Gianluca Periani, che ne ha chiesto la condanna a 7 anni e 6 mesi, Cilia è l’autore di almeno nove raggiri tra il 2005 e il 2006 – per altri, più datati, è intervenuta la prescrizione – ai danni dell’istituto e delle famiglie di persone defunte. Secondo il pm Cilia, nel suo ruolo di funzionario Inps, sfruttava quelle pratiche di riconoscimento della pensione di invalidità aperte e poi chiuse con il decesso dell’utente il quale, tuttavia, aveva maturato un credito. Credito che Cilia si sarebbe liquidato da solo su conti correnti propri o di persone a lui vicine senza che, invece, fosse corrisposto agli eredi, guadagnando con il dolo 111.000 euro. L’Inps, che l’ha licenziato e gli ha congelato il tfr, s’è costituito parte civile.

L’inchiesta è nata nel 2012 dalla segnalazione della moglie di Cilia – oggi ex – che aveva trovato su un conto corrente un versamento anomalo, segnalato dalle forze dell’ordine. Le indagini avevano accertato le irregolarità e anche un episodio di presunto abuso d’ufficio per una pratica di sgravio fiscale chiesto a una collega per conto della moglie.

Oggi in aula ha testimoniato l’ex moglie, un ispettore dell’Inps, la collega alla quale s’era rivolto e il maresciallo dei carabinieri che s’è occupato delle indagini. Il collegio di giudici presieduto da Luigi Montefusco e composto da Rosa Maria Fornelli e Raffaella Zappatini s’è riservato la decisione nell’udienza aggiornata al 5 aprile.