TREVISO - 05-02-2022 -- Quattro anni di reclusione, la confisca e i risarcimenti. Vincenzo Consoli, il potente direttore generale e amministratore delegato di Veneto Banca, è stato condannato ieri dal tribunale di Treviso per uno dei filoni del crac dell’istituto di credito di Montebelluna. Ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto (nel dibattimento s’è prescritto l’aggiotaggio) i reati che la Procura gli ha contestato nel tortuoso procedimento penale aperto a Roma, trasferito nella Marca, reistruito e che rischia di chiudersi con un nulla di fatto. La prescrizione incombe infatti per gli altri due capi d’imputazione che, tuttavia, anche qualora dovesse arrivare, non lo salverebbe dalle statuizioni civili.
Il Tribunale ieri ha stabilito per l’ex manager, oltre alle sanzioni penali (4 anni contro i 6 chiesti dall’accusa, oltre a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici) la confisca per beni sino a 221 milioni di euro, un risarcimento di 150.000 euro a Banca d’Italia, di 70.000 alla Consob e il 5% del valore di acquisto di azioni e obbligazioni, sino a un massimo di 20.000 euro, per tutti i risparmiatori costituitisi parte civile.
Nel Vco ce n’erano circa 400, che già avevano partecipato al processo di Roma, chiuso anzitempo per la decisione del gup di accogliere l’eccezione di competenza territoriale, rimandando gli atti in Veneto. A Roma gli imputati erano 11, Consoli più altri 10 tra membri del cda e manager. Treviso aveva rivisto completamente l’impianto accusatorio, lasciando solo l’ex dg, l’unico a pagare.