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STRESA - 09-03-2022 -- E' stato consegnato nei giorni scorsi al sindaco di Stresa Marcella Severino, il ritratto di donna stato 1909 a firma di Luigi Bolongaro, artista stresiano che ha goduto di fama, in Italia e all'estero, proprio grazie ai ritratti nobiliari, pur essendo molto apprezzato anche per i paesaggi lacustri. A effettuare la donazione sono state le sorelle novaresi Carla e Gianfranca Coda, eredi di quei fratelli Marforio di Carciano, che hanno disposto il lascito al Comune di Stresa, si chiamano: Vittoria, Maria, Luigi ed Elda. “Sono molto contenta di ricevere in dono a nome della comunità questa tela, opera di un illustre pittore stresiano che verrà esposta a fianco dei quadri del Raimondi e di Cappalegora nella sala del Sindaco e ringrazio sia le sorelle Coda che le sorelle Marforio per aver voluto donare questo quadro alla città”, la dichiarazione del sindaco.

LUIGI BOLONGARO: BIOGRAFIA
Luigi Bolongaro, nacque a Stresa il 24 aprile 1874 e morì a Pozzuoli (dove si era recato per curarsi) il 7 febbraio 1914. Figlio di Giuseppe ed Antonia Pastore, nel 1900 sposò Silvia Lincio. Studiò con Giacomo Grosso e Pier Celestino Gilardi all'Accademia Albertina di Torino. Nel 1896, ventiduenne, si trasferì a Varna in Bulgaria ad insegnare disegno e lì, nel 1898, il governo bulgaro acquistò un suo dipinto per il Museo Nazionale di Sofia e gli commissionò cinque gouaches per l’album antologico in ricordo dell’indipendenza nazionale.
Rientrato in Italia l’anno dopo, si stabilì a Varzo in Ossola dove si dedicò al ritratto senza però abbandonare il paesaggio e la figura. Tra il 1901 e il 1914 intraprese un’intensa attività espositiva che lo portò nelle città di Torino, Venezia, Genova, Milano, Novara, Vercelli, Verbania e Stresa. Alcuni suoi quadri furono acquistati dal Re alla Permanente di Genova e Milano dal 1904 al 1908. Altre sue opere si trovano ad Amburgo, in Russia, in America ed altre ancora sono conservate nel Museo di Arte Moderna.
Un suo lavoro molto apprezzato è il Ritratto della signora Giuditta Lincio, conservato presso di lei a Varzo.
Il Bolongaro fu un notevole ritrattista e pittore di figura, nei modi derivati da Tranquillo Cremona (Ritratto di signorina, Ritratto di signora, esposti alla Quadriennale di Torino del 1902) e alla pittura di paesaggio (Mattino, Studio, esposti a Pietroburgo nel 1902; Bosco di castagni, esposto a Torino nel 1902). Le sue vedute montane e lacustri (Verso la primavera, 1911, Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna; Alta montagna, esposto a Genova nel 1913), appaiono caratterizzate da robustezza di impianto e densità di colore non sempre sorretti, però, da una sicura esecuzione anche perché di fatto il Pittore non apparteneva a nessuna scuola, essendosi creato una maniera personale di dipingere stando continuamente a contatto con la natura.
Dote principale del Bolongaro fu la coscienziosità; il suo motto era: "un quadro non si può mai dichiarare finito; c'è sempre qualche cosa da aggiungere per migliorarlo".
Alieno da idee di lucro o di effimero successo, non si piegò mai al gusto delle mode: perciò fu compreso da pochi.
Eccelleva tanto nel ritratto (quello di suo Cognato può ritenersi un capolavoro), come nel paesaggio.
Gli ultimi suoi due grandi paesaggi (un Sous-Bois ed Altreggiolo-Val Divedro) sono opere veramente imponenti.
Nel lavoro Bolongaro era un eroe: in pieno inverno, coperto di pelliccia e col recipiente dell'acqua calda sotto i piedi, era capace di stare ore e ore fermo in mezzo alla neve, davanti al suo cavalletto per copiare qualche effetto della natura.
Molti dei suoi quadri sono stati acquistati oltre Italia, sono giunti fino in Russia ed America; altri furono acquistati dai Savoia ed altri ancora sono conservati al Museo di Arte Moderna.
Negli ultimi anni di vita si era dato anche ai disegni a penna, pregevoli per la nitidezza e la sicurezza del disegno. Nonostante sia morto appena quarantenne, Luigi Bolongaro fu sempre apprezzato come un'artista sincero, definito la "correttezza personificante".
Nel 1982 il Museo del Paesaggio di Verbania, dedicandogli una retrospettiva, riscoprì la rilevante personalità artistica, in precedenza totalmente ignorata.

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