PREMOSELLO – 29-02-2016 – Se n’era discusso a lungo, in paese, sui giornali e anche al tribunale amministrativo. Nel 2013 la discarica del verde di Premosello Chiovenda e gli odori che sprigionava erano stati oggetto di una lunga polemica. Il Comune aveva ricevuto le segnalazioni di alcuni residenti che lamentavano odori sgradevoli, soprattutto d’estate, e il sindaco Giuseppe Monti era intervenuto tre volte nell’arco di diversi mesi: prima con un’ordinanza che imponeva ai gestori – la cooperativa Risorse di Verbania – ogni accorgimento per limitare gli odori, poi con un’altra ordinanza che ne disponeva la chiusura per un mese e, nel febbraio 2014, con lo stop di un anno contro il quale la società aveva ricorso al Tar ottenendo, dieci mesi più tardi, una sentenza favorevole con l’annullamento di quell’ordinanza per carenza di basi scientifiche nel valutare dannosi per la salute i miasmi.
Da questo caso è nato un processo penale che vede imputati a Verbania gli amministratori della cooperativa sociale. Nell’udienza tenutasi oggi di fronte al giudice Marta Perazzo hanno testimoniato i tecnici. Quello dell’Arpa che aveva seguito la pratica dopo le prime proteste, e quello della Provincia che aveva rilasciato l’autorizzazione e aveva anch’esso preso parte al tavolo tecnico. Entrambi hanno riferito della piena disponibilità della cooperativa a risolvere il problema, ma anche del fatto che nulla fosse fuori norma seppur – ma è una dato soggettivo – potessero capitare odori sgradevoli. Alla precisa domanda dell’avvocato difensore, Giovanni Aquino, tutti e due hanno confermato che le prescrizioni concordate con i tecnici non erano un “rimedio” al problema delle puzze, quasi sanasse mancanze di autorizzazioni, ma erano una miglioria.
In aula ha testimoniato anche il sindaco Giuseppe Monti, che ha raccontato delle segnalazioni ricevute, degli incontri promossi e delle ordinanze prese, compresa quella annullata: “Dovetti firmarla – ha detto – perché un dirigente Asl mi scrisse che c’era pericolo per la salute pubblica”. Pericolo giudicato inesistente dal Tar e che ora il tribunale penale dovrà valutare in base alle accuse: getto pericolo di cose e violazione delle norme ambientali.