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cabinovia mottarone

STRESA - 24-03-2022 -- Otto casse per adulti da 7.200 euro, una da infante da 600, 13 sacchi da recupero e altrettanti da barriera per 2.600, 4.550 di costi per recupero e trasporto, 1.300 per la ricomposizione. Oltre a 470 euro dell’intervento del giorno dopo e all’Iva. È di 20.398,40 euro il conto definitivo del recupero delle salme rivisto dall’impresa di pompe funebri che il 23 maggio scorso (e il 24, per il decesso di un operatore tv) salì al Mottarone per occuparsi delle vittime del disastro della funivia.

Un conto in sospeso, sfociato in un contenzioso legale impresa-Comune (e con Procura e carabinieri indirettamente chiamati in causa) che stasera, a dieci mesi dalla tragedia, dovrebbe chiarirsi.

Al PalaCongressi, 305 giorni dopo la rottura della fune traente, il Consiglio comunale è convocato per, tra gli altri argomenti, approvare l’accordo di transazione con le pompe funebri che, quel giorno, furono contattate dalle forze dell’ordine. Ed è su questo punto e sull’interpretazione della legge data dall’Amministrazione municipale, che è nato l’equivoco che, oltre a trascinarsi per quasi un anno, ha formato un contenzioso legale e fatto discutere l’opinione pubblica sollevando critiche e polemiche.

Il “caso” delle salme è scoppiato a dicembre, quando è diventato di dominio pubblico, tramite un provvedimento della Corte dei conti, che Stresa aveva respinto la nota spese inoltrata dall’impresa ai primi di giugno e che questa, nel frattempo, s’era rivolta a un legale. Quella spesa non spetta a noi – avevano detto segretario generale e, chiedendo il parere alla Corte dei conti, tramite il Cal, sindaco – perché non li abbiamo contattati noi ma l’autorità giudiziaria, e perché l’incidente è avvenuto in un luogo privato (il bosco, di proprietà dei Borromeo).

Il no al pagamento è arrivato in agosto, tre mesi dopo il disastro e due e mezzo dalla prima richiesta. Contattata per farsi carico dei costi, la Procura ha risposto citando la circolare 24/1993 del ministero della Sanità secondo cui “in caso di decesso sulla pubblica via o, per accidente, anche in luogo privato, su chiamata della pubblica autorità (autorità giudiziaria, carabinieri, polizia di Stato), il comune del luogo dove è avvenuto il decesso è tenuto, salvo speciali disposizioni dei regolamenti comunali, a prestare gratuitamente il servizio di trasporto fino al locale identificato dal comune come deposito di osservazione”.

Si tratta di una norma di carattere igienico-sanitario, che nulla ha a che vedere con l’incidente, con la funivia o con il rapporto tra l’ente e il gestore. Peraltro le spese di trasporto dall'obitorio al luogo di residenza delle vittime le ha pagate la Regione, che non ne aveva competenza diretta.

Nonostante la citata circolare la questione s’è trascinata e, dopo che la Corte dei conti ha giudicato inammissibile il parere, di fatto però facendo capire che l’onere era del Comune, quando è montata la polemica il sindaco Marcella Severino ha annunciato che avrebbe pagato, negando che vi fosse un contenzioso e giustificando la scelta di non pagare con questioni burocratiche e decisioni dei funzionari.

Altri due mesi, inframmezzati dagli incontri con l’avvocato, sono passati sino a oggi e all’accordo transattivo che, rivisto il conto in alcune voci e con la rinuncia dell’impresa alle spese legali, è sottoposto al voto del Consiglio comunale sotto forma di accordo transattivo (per far cessare il contenzioso).

Esaurito questo passaggio l’impresa potrà finalmente emettere la fattura che le verrà pagata entro 30 giorni, quasi a ridosso del primo anniversario del disastro, chiudendo una vicenda spinosa che non certo ha fatto bene all’immagine di Stresa.