COSSOGNO – 02.03.2016 – L’ultimo sms
Paolo Rindi l’ha spedito alle 12,52 di domenica 31 gennaio a mamma Fiammetta: “Sono in un punto in cui prende, probabilmente dopo non prenderà più, Jack non è venuto. Rimaniamo d’accordo per martedì alle 3.00 a Cicogna al parcheggio… se troverò ancora campo manderò altri messaggi, altrimenti a martedì”.
Il trekking dello studente di filosofia varesino in Val Grande, non il primo, era iniziato venerdì 29. Il progetto era salire in valle, camminare, riflettere, scrivere e attendere l’arrivo dell’amico Giacomo, detto Jack. Jack, però, una volta in valle s’è perso e è tornato indietro, lasciando l’amico da solo. Dopo una notte al bivacco di Pian di Boit testimoniato dal messaggio lasciato sul registro-diario insieme a altri due escursionisti varesini incontrati sul posto, Paolo è partito e, imboccato il sentiero per Curgei, probabilmente è caduto trovando la morte.
Nel frattempo, a casa, la famiglia era ignara di tutto. Solo dopo aver mancato l’appuntamento di martedì, i parenti hanno allertato le forze dell’ordine e fatto scattare le ricerche. Quattro giorni intensi, in cui decine di uomini hanno profuso sforzi notevoli e nei quali sono stati impiegati tutti i mezzi possibili, dagli elicotteri al cane molecolare, dal drone ai sub dei vigili del fuoco. Giorni vissuti col fiato sospeso e conclusi con la frustrazione dei soccorritori. Poi è spuntata la pista degli accessi a Facebook, rivelatasi vana perché effettuati inconsapevolmente dal padre del giovane sul proprio tablet, è nato un gruppo su Facebook – “Dov’è Paolo Rindi?”, con circa 7.500 iscritti, sono piovute segnalazioni dalla Lombardia ma anche da Roseto degli Abruzzi, si sono moltiplicati gli appelli tv (a “Chi l’ha visto?” e a “Storie Vere” su Raidue), sono stati sollecitati i carabinieri e la Procura di Verbania.
Il mistero, per la teoria del rasoio di Occam – cioè che la soluzione più semplice è la più probabile e da preferire – è sempre stato lì, ignorato dalla speranza.
Quella di Paolo Rindi è solo l’ultima storia tragica della Val Grande, area selvaggia, difficile, che non lascia scampo e che non perdona le imprudenze. Le vittime negli anni non si contano. L’ultima – Paolo – non lontano da quella balma in cui la storia colloca la morte di Sofia Benzi, il personaggio protagonista del romanzo “A piedi nudi” nel quale Nino Chiovini ha raccontato l’identità delle Valli Intrasche e delle loro genti. Sofia cadde nel vuoto trasportando una gerla di fieno nel suo vivere quotidiano di alpigiana, Paolo camminando con in spalla uno zaino un po’ per turismo e un po’ per passione.