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VERBANIA – 04.03.2016 – Contratti irregolari 

che nascondevano sotto altre forme il lavoro subordinato, omessi versamenti, violazione della privacy e dello statuto dei lavoratori. Sono queste le accuse che la Procura di Verbania muove nei confronti di Aldo Colombo, noto esercente verbanese e già presidente di Confcommercio. Colombo, titolare di due società – la Ok baby e la Cigno d’argento srl – è chiamato in giudizio per le irregolarità che avrebbe commesso tra il 2006 e il 2011 nei numerosi negozi in franchising (Intimissimi e Calzedonia) che gestisce a Verbania e Gravellona Toce. Secondo le verifiche effettuate dalla Guardia di finanza, che ha interrogato oltre 160 commesse, un rilevante numero di contratti – 130 tra le due società – registrati con la formula dell’associazione in collaborazione e della collaborazione coordinata (CoCoCo o CoCoPro) erano tali solo sulla carta, avviati per risparmiare su tasse e contributi ma in realtà in essere con le formule del contratto subordinato.

Secondo la difesa, sostenuta dall’avvocato Mario Monteverde di Novara e dal collega di studio Michele Franzosi, si tratta eventualmente di illeciti amministrativi che, già oggetto di cause di lavoro, potranno essere valutati in sede penale solo una volta chiuse le vertenze civili.

Per la parte degli omessi contributi oggi in aula sono state ricostruite le somme esatte contestate, che erano diverse dal capo d’imputazione e che, una volta riformulate e anche alla luce delle nuove soglie di punibilità, sono state stralciate o perché prescritte o perché non penalmente rilevanti.

L’altra accusa riguarda le telecamere installate nel punto vendita di Gravellona. Telecamere che avrebbero leso la privacy dei dipendenti e che l’imprenditore avrebbe utilizzato per controllare le commesse senza avere la cura di tenere correttamente le registrazioni. In aula due commesse hanno riferito che, a distanza, il datore di lavoro le aveva raggiunte telefonicamente dicendo loro di non fermarsi a parlare con persone che non fossero i clienti o di aggiustare il cartellino identificativo. Segno – hanno detto – che ci stava guardando in quel momento.