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benito mazzi copia

VAL VIGEZZO - 25-04-2022 -- Parole commosse e di gratitudine quelle che il parlamentare Enrico Borghi rivolge allo scrittore vigezzino Benito Mazzi, scomparso ieri, 24 aprile, all'età di 84 anni.

Benito Mazzi ci ha lasciati, lasciando un vuoto significativo nella cultura ossolana, piemontese e italiana.
La sua prosa particolare sapeva rendere subito l’idea dello spaccato popolare delle terre dalle quali proveniva. Leggere i suoi libri significava immergersi direttamente nella società, nella cultura, nell’antropologia della valle Vigezzo di tutto il Novecento. Ma in realtà, i suoi romanzi e i suoi saggi erano un carotaggio, per riprendere la descrizione di un suo libro, nelle emozioni e nei ricordi di provincia.
Di Benito ho molti ricordi personali. Ne voglio condividere un paio. Il mio primo incontro con lui arriva nella seconda metà degli anni ‘80. Lui già affermato direttore del diffusissimo settimanale “Eco Risveglio”, al quale aveva dato una linea editoriale fortemente identitaria. Io “bocia” del settimanale concorrente, ”Il Popolo dell’Ossola” con diffusione molto più di nicchia essendo il periodico cattolico della zona e avendo fatto la scelta di “aprirsi” ad una dinamica territoriale più ampia. Accade che io e il corrispondente dal mio paese del giornale da lui diretto ci becchiamo una doppia querela dal Sindaco dell’epoca. E ne scaturisce una reazione sua in difesa nostra, che porterà ad una presa di posizione dell’Associazione Stampa Subalpina, dell’Ordine dei giornalisti e ad una prima pagina in difesa della libertà di informazione contro la protervia di certa politica. La querela finirà in nulla, ma avrà avuto il pregio di suggellare un’amicizia, e una solidarietà inattesa.
Il secondo ricordo è legato alla ”malattia” che ci ha legati: il tifo per il Toro. Nel 2015 decide di scrivere un libro sul tema, intitolato “Il Toro nell’anima”, e chiede a Eraldo Pecci e a me di scriverne la prefazione.
Butto giù due righe e gliele mando. Lui mi telefona, in lacrime: “Enrico, sto ancora piangendo per la commozione dopo aver letto le tue parole”.
Ecco, Benito Mazzi è stato -fra le tante cose- anche questo: un uomo innamorato delle sue passioni, delle sue terre, della sua gente. Vissute, sempre riprendendo le sue parole, dentro un groviglio sanguigno di piccole avventure e di straordinaria quotidianità.
A Dio, Benito. Ora sono sicuro che starai scrivendo qualche “piccola storia ossolana” insieme con i tuoi amici ritrovati, Francesco Zoppis e Paolo Bologna, contemplando dagli spalti del Paradiso la partita dei ritrovati Invincibili.
Alegar, Benito. E grazie!