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MONTEBELLUNA – 17.03.2016 – Neanche le istituzioni

vogliono comprare le azioni di Veneto Banca. Il risultato dell’esercizio del diritto di recesso degli azionisti che non hanno votato per la trasformazione in spa s’è chiuso con un risultato molto modesto. La seconda fase, quella del collocamento agli investitori cosiddetti istituzionali, ha avuto esito anche peggiore. Nessuna offerta è pervenuta a Montebelluna per i quasi due milioni di azioni (esattamente 1.991.347) nella finestra dei due giorni lavorativi concessa dalla norma.

Era comunque facile da prevedere perché l’incertezza che regna nel sistema bancario generale e in Veneto Banca in particolare, è tale per cui risulta difficile scommettere sul valore che, nella seconda metà di aprile, le azioni Veneto Banca avranno al momento dello sbarco a Piazza Affari. Attualmente, questo almeno è il valore attribuito dal cda per il recesso, ognuna “pesa” 7,3 euro, cioè circa l’80% in meno di quanto (già meno dell’anno prima) aveva stabilito – su perizia di una società specializzata – l’assemblea che nel 2015 approvò il bilancio.  

Non resta che attendere il mercato libero per capire a che prezzo si comprerà ma, soprattutto, chi comprerà ridefinendo i rapporti di forza di una banca che per oltre un secolo è stata popolare.