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fucile caccia
VERBANIA – 18.03.2016 – L’album fotografico

postato sul proprio profilo Facebook immortalava il figlio di dieci anni in mezzo al bosco, con in braccio il fucile da caccia. Gli scatti di un pomeriggio in famiglia condividendo la propria passione per la natura, le armi e l’attività venatoria sono costate care a un papà del Verbano. Anche se il tribunale l’ha assolto da ogni accusa penale, la questura gli ha ritirato il porto d’armi e il permesso di detenere i fucili.

Giovanni (il nome è di fantasia: omettiamo quello vero per tutelare la privacy del bambino minorenne), che è un vero cultore delle armi, possiede due fucili da caccia ben custoditi in casa: chiusi a chiave nell’armadio, scarichi, con le munizioni stoccate in separata sede. Un giorno del 2012 sulla bacheca di Facebook pubblica una serie di scatti nei quali il bambino regge il fucile. L’arma è scarica, aperta come la tengono i cacciatori per non rischiare spari accidentali.

Qualcuno nota le fotografie e invia un esposto alla questura del Verbano Cusio Ossola. Se ne occupa la Digos, l’ufficio Armi e il fascicolo viene trasmesso alla Procura. Mentre amministrativamente si procede con la revoca del porto d’armi, penalmente la magistratura agisce con un decreto penale di condanna contro il quale Giovanni presenta ricorso. Nel processo a suo carico per l’accusa di incauto affidamento dell’arma, è stata la stessa accusa, sostenuta dal pm Chiara Radica, a ritenere insussistente il reato perché il padre era presente e l’arma scarica. Il giudice Rosa Maria Fornelli l’ha assolto.