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VERBANIA – 29.03.2016 – Duemila euro di multa 

e il massimo della cifra risarcibile dall’ufficio. Questa la sentenza con la quale Carlo Crapanzano, coordinatore dei giudici di pace verbanesi, ha condannato il verbanese Romano Podestà, l’automobilista che l’11 luglio 2009 provocò l’incidente d’auto che ha reso invalido al 100% Mauro Dal Molin, assistente capo del Corpo forestale dello Stato. Da quel giorno l’uomo vive in stato di incoscienza in un letto, assistito dalla famiglia che, dopo aver ottenuto il risarcimento dall’assicurazione, s’è costituita parte civile nel procedimento per lesioni colpose scaturito dalla denuncia successiva a quel sinistro. Procedimento in cui l’imputato, che oggi ha 45 anni, è stato condannato a 2.000 euro di multa – il pm Guido Dell’Agnola ne aveva chiesti 2.500 – e a un risarcimento che dovrà essere stabilito in sede civile ma che, come provvisionale, è di 120.000 euro, 20.000 a testa per Dal Molin, la moglie, i due figli, il papà e la mamma di lui.

Quella mattina l’assistente capo Dal Molin, residente in Ossola, si stava recando a Verbania per lavoro in sella alla sua moto. Podestà, allora giardiniere alla Casa della Resistenza, con la sua Opel Corsa era quasi giunto a destinazione. Erano circa le 8,30 del mattino. In prossimità del Sacrario, Podestà svoltò a sinistra senza accorgersi del motociclo che sopravveniva. L’incidente, anche se avvenuto a velocità non sostenuta, fu tremendo. Nell’urto frontale tra i veicoli il centauro ebbe la peggio. Fu soccorso, trasportato in Rianimazione al “Castelli”, i medici gli salvarono la vita ma da quel giorno non s’è più ripreso. Oggi, a 53 anni, la sua esistenza è confinata in un letto, e nessuna sentenza potrà cambiare questo esito. “È stato un incidente – ha spiegato Luca Molino, avvocato dell’imputato –. Il mio cliente non ha visto la moto, forse perché coperto. S’è scusato, è dispiaciuto e sa che dovrà sopportare le conseguenze dell’incidente”.

Il giudice Crapanzano, alla lettura della sentenza, ha precisato che la provvisionale è stata determinata esclusivamente dal limite economico che il suo ufficio può trattare. Il giudice di pace, infatti, non è competente per le cause oltre una certa soglia e, in un quadro giurisprudenziale che non chiarisce del tutto la validità di sentenze che “sconfinano” quel limite, ha preferito attenersi a un fatto certo, anziché magari determinare un annullamento in caso di ricorso.