VERBANIA - 06.04.2016 - Nessuna circonvenzione d'incapace,
né truffa. Finisce in un nulla di fatto è con un'assoluzione perché il fatto non sussiste la diatriba legale tra gli eredi di Ferruccio Colli, immobiliarista della Valsesia deceduto nel 2013, e la sua ultima compagna, la signora Sofia Elena Giano, residente nel Verbano. Colli morì nella notte del 24 febbraio 2013. L'indomani mattina alle 9 la signora, allora 72enne (il compagno era più vecchio di qualche anno), si recò nella filiale di Arona di Unicredit e aprì la cassetta di sicurezza che i due avevano cointestata.
All'apertura ufficiale, avvenuta successivamente di fronte al notaio con la prassi di legge per le successioni, risultò che tutto quanto era contenuto non aveva alcun valore e che il materiale riconducibile al defunto erano solo scartoffie e documenti pubblici. Ritenendo invece che all’interno vi dovessero essere i gioielli di famiglia della mamma di Ferruccio, ottenuti negli anni ’80 dopo un contenzioso con la sorella, i figli sporsero denuncia per truffa. Circonvenzione di incapace è invece il reato per il quale, sempre in riferimento al patrimonio del compagno, la signora è stata indagata e prosciolta da ogni accusa. Oggi il tribunale di Verbania l’ha assolta dalla truffa. Il giudice Luigi Montefusco ha ritenuto che il fatto non sussista, accogliendo le tesi della difesa. Per l’assoluzione s’era espressa anche il pm Anna Maria Rossi. Nessuna prova documentale dell’esistenza dei gioielli in quella cassetta è mai stata prodotta. A nulla è valso l’appello della parte civile, i due figli dell’immobiliarista, a far valere il teorema della possibilità che quei monili fossero custodi in banca a Arona.